Oslo è una città immersa nella natura, a partire dal bellissimo affaccio sul suo fiordo, e quindi non deve stupire che sia possibile effettuare un trekking urbano che parte proprio dal centro città e segue il corso dell’Akerselva, il più importante fiume cittadino, con un itinerario di circa 8 chilometri descritto dal New York Times come “One of Europe’s finest streets”.

L’Akerselva nasce dal lago Maridalsvannet, e nell’800 fu importante per lo sviluppo industriale della città: le cascate che si trovano lungo il suo percorso fornivano energia elettrica alle fabbriche sorte lungo le rive che oggigiorno sono state trasformate in locali commerciali e abitazioni. Il fiume ora è così pulito che vi è permesso pescare trote e salmoni.

In autunno, sull’Akerselva si svolge l’Elvelangs, letteralmente “lungo il fiume”, un evento durante il quale tutte le luci elettriche vengono sostituite da ben 4000 fiaccole e  si svolgono decine di spettacoli culturali. 

La passeggiata lungo l’Akerselva

Personalmente ho iniziato la mia camminata dal Vaterlandsparken, il piccolo parco dominato dalla mole dell’hotel Radisson Blu che attraversavo tutti i giorni per arrivare in centro: qui accanto inizia la galleria per kayak illuminata che passa sotto la stazione di Oslo e arriva al mare.

All’inizio il tracciato è fiancheggiato da palazzi, ma piano piano si aprono zone verdi sempre più grandi. 

Tra i vari ponti sotto i quali si passa famoso è l’Ankerbrua, detto Eventyrbrua, ovvero «ponte delle fiabe» perché decorato ai 4 angoli da statue bronzee di personaggi dei racconti popolari nordici: il re-orso bianco Valemon, il cacciatore Per Gynt, Katie mantello di legno e il ragazzo col violino.

Ph. Didrick_Stenersen dal sito VisitNorway

Quando si iniziano a notare dei muri pieni di graffiti e decorazioni varie sull’acqua e sugli alberi vuol dire che si è arrivati a Brenneriveien, una zona dal sapore un pò hippy che ospita locali che affacciano sull’acqua e un mercato di artigianato molto popolare.

Seguendo le indicazioni, in pochi passi si entra a Vulkan, un’area dove i vecchi edifici industriali sono stati riconvertiti rendendolo uno dei quartieri più ecosostenibili di Oslo: per fare un esempio, utilizza una centrale elettrica con pozzi geotermici. Oltre a scuole, abitazioni, hotel, un cinema ospita il Mathallen food hall, un grande mercato di prodotti gastronomici. 

A Vulkan per la prima volta ho visto una cuccia-parcheggio per cani!

Un altro bell’esempio di architettura industriale è l’edificio del Kunsthøgskolen («Università dell’arte»), che ha sede in una vecchia fabbrica di tela.

A quanto pare, Federico Moccia ha colpito anche ad Oslo, come in tante altre città che ho visitato, visto che uno dei ponti che si oltrepassa è pieno di lucchetti!

Ma il ponte più suggestivo è l’Aamot, il ponte sospeso retto da catene donato 150 anni fa alla città: su una colonna reca l’iscrizione: “Posso sorreggere 100 uomini, ma tradisco sotto la marcia al passo» che si riferisce ad un ponte francese dello stesso tipo che crollò sotto il peso di un reggimento di soldati. Ma tranquilli, anche se dondola un pochino quando ci si passa sopra, non dovrebbero esserci pericoli, a meno di non essere un reggimento in marcia ovviamente!

La cascata più suggestiva lungo il fiume è sicuramente quella all’altezza del Møllaparken: qui accanto spicca la “Hønse-Lovisas hus”, una piccola casetta rossa costruita nel 1800 per il capo di una segheria che prende il nome dalla protagonista di un libro: fa parte del Museo del Lavoro ed ospita un delizioso caffè.

Vicino la Hønse-Lovisas hus il ponte Beierbrua porta al Café Månefisken, situato in un vecchio edificio utilizzato in passato come lavanderia per le uniformi dell’esercito e diventato il simbolo della vecchia Oslo industriale.

La mia camminata è terminata qui perchè era il giorno della partenza e dovevo rientrare a casa, ma il percorso ovviamente continua.

Se si ha voglia di fare un bagno si può raggiungere il Nydalen Elvebad dove un tratto del fiume è chiuso a formare una piscina. Un altro posto dove poter fare un tuffo ristoratore è a Frysja, un’ex zona industriale vicino ad una cascata, trasformata in ameno luogo per pescare e fare picnic. Siamo ormai vicini a Maridalsvannet e qui può finire il nostro trekking urbano.