Berlino è una sorta di mecca per gli studiosi di arte ed archeologia, grazie ai suoi importantissimi musei, alcuni dei quali sono raggruppati sulla cosiddetta “Isola dei Musei”: tra di essi il Pergamon Museum è probabilmente il più famoso e visitato. Dopo aver letto tante volte i nomi di questi luoghi sui miei libri di testo universitari, finalmente sono riuscita a visitarne alcuni!!
L’Isola dei musei di Berlino
La Museumsinsel sorge sulla parte settentrionale di Cölln, l’isolotto dove nel XIII sec. si insediarono i primi abitanti di Berlino, ora parte del centralissimo quartiere Mitte, e nei suoi edifici custodisce 6000 anni di splendidi esempi di arte. Tale ricchezza di capolavori si deve al collezionismo della nobiltà berlinese, che affonda le sue radici nelle “stanze dei tesori” dei principi elettori. Nel 1698 venne creato un “gabinetto delle antichità” nel castello di Berlino e col tempo importanti opere riempirono anche il castello di Potsdam.
Nel 1830 nacque il Königliches Museum o Museo reale (l’attuale Altes Museum), progettato dal celebre architetto Karl Friedrich Schinkel, nel quale Federico Guglielmo III volle esporre le collezioni reali prussiane. Suo figlio e successore Federico Guglielmo IV volle creargli intorno “un rifugio per le arti e le scienze”, nella stessa zona in cui anche il potere politico, con il castello, e quello religioso, con il duomo, avevano le proprie sedi.
Fu Friedrich Stüler, allievo di Schinkel a creare il Neues Museum e l’attuale Alte Nationalgalerie. Successivamente furono aggiunti il Kaiser Friedrich Museum, ribattezzato Bode in onore del suo creatore e curatore, il celebre storico dell’arte Wilhelm von Bode, divenuto nel 1905 il direttore generale dei musei statali berlinesi e per ultimo venne costruito il Pergamon Museum.
Durante la Seconda Guerra mondiale l’Isola dei Musei subì bombardamenti ed distruzioni e molte delle antichità vennero trafugate: nel dopoguerra pian piano gli oggetti rientrarono in patria e vennero suddivisi tra Berlino est ed ovest. Finalmente le collezioni sono state riunite nel 1992. Nel 1999 la Museumsinsel è entrata nella lista dei beni Patrimonio Umanità UNESCO.
Nello stesso anno, il consiglio direttivo decise un restauro complessivo dell’area museale, il cosiddetto “Piano generale per l’Isola dei musei” che comprendeva la ricostruzione del Neues Museum e il restauro degli altri musei. Inoltre si decise che i 4 musei archeologici dovessero essere collegati in modo tale da formare un unico grande insieme.
Il celebre architetto britannico David Chipperfield è stato incaricato della progettazione della James-Simon-Galerie, il moderno edificio che funge da ingresso centrale, raccordo tra i musei e spazio espositivo sotterraneo che accoglie i visitatori dell’Isola dei musei. Il suo studio si è occupato anche della ricostruzione del Neues Museum. L’intitolazione a James Simon (1851-1932), cittadino ebreo di Berlino e appassionato collezionista d’arte, è un omaggio al più importante mecenate dell’Isola dei musei: è grazie a lui che il Neues Museum ospita una delle opere più celebri al mondo – il busto della regina Nefertiti.
Suddivisione delle raccolte tra i vari musei:
Preistoria – Bode e Neues Museum
Antichità classiche – Pergamon ed Altes Museum
Antichità egizie – Neues Museum
Antichità dell’Asia minore e arte islamica – Pergamon
Pittura e scultura XIX secolo – Alte Nationalgalerie
Il Pergamon Museum
Collocato al centro dell’isola, è stato il 5° ed ultimo museo ad essere costruito tra 1910 e 1930. Fu realizzato per custodire il gioiello della raccolta, l’Altare di Pergamo e il suo fregio ed è il museo più visitato di Berlino: il suo architetto, Alfred von Messel, creò un palazzo in stile dorico per ospitarlo e alla sua morte i lavori furono terminati da Ludwing Hoffmann. Già da qualche anno l’altare è in restauro e quindi non più aperto al pubblico e purtroppo dalla fine di ottobre 2023 l’intero museo chiuderà per una ristrutturazione totale, almeno per una decina d’anni. L’ala nord con l’Altare di Pergamo sarà nuovamente aperta ai visitatori nel 2027, al completamento della prima fase dei lavori.
Il celebre Altare fu rinvenuto negli scavi tra il 1878 e 1886: è decorato con un fregio del II secolo a.C. di cui è stato ricostruito il fronte occidentale che illustra la lotta tra dei e giganti.
In realtà, anche se dedicato all’Altare di Pergamo, il museo ospita ben tre distinte raccolte: la collezione d’arte classica, la collezione di antichità del Medio Oriente e la collezione di arte islamica.
L’impero tedesco sviluppò una stretta collaborazione con l’Impero Ottomano in campo militare, economico e culturale: l’amicizia tra l’Imperatore Guglielmo II e il sultano Abdulhamid II permise ai musei reali di scavare nei territori dell’Impero e acquisire pezzi archeologici: nonostante la legge turca contro l’esportazione illegale di antichità emanata nel 1884, continuò l’accaparramento di oggetti scavati a Babilonia, Assur e Tell Halaf.
Il Vorderasiatisches Museum – Antichità del Medio Oriente è quello che accoglie i visitatori al piano terra. La raccolta iniziò nel 1764 quando la collezione di cammei, intagli e antiche paste di vetro del barone von Stosch venne acquistata da Federico II per il Cabinetto delle antichità reali di Prussia: dopo collocazioni provvisorie all’Altes e al Neues, finalmente trovò al Pergamon la sua sistemazione definitiva con un allestimento curato da Walter Andrae, l’archeologo che scavò a Babilonia e Assur, che scelse una ripartizione degli oggetti per zone geografiche.
Anche se l’Altare non è al momento visibile, in questa sezione è possibile ammirare altre opere meravigliose:
La strada della processione di Babilonia (604-562 a.C.) – Durante la festa del nuovo anno, a inizio primavera, era il percorso di culto che dalla Porta di Ishtar arrivava al santuario di Marduk. La missione tedesca del 1889-1917 scavò solo 250 metri e di questi sono esposti 30 metri: la larghezza originale del viale era intorno ai 20-24 metri.
Della Porta di Ishtar qui sono stati ricostruiti circa 15 metri: tutti i rilievi con animali e le strisce ornamentali inferiori sono realizzati con frammenti originali, il resto (80% della superficie) è stato rifatto con mattoni moderni. Il leone era il simbolo di Ishtar, dea dell’amore e della guerra, mentre il toro rappresenta Adad, dio del tempo e il serpente Marduk, il protettore della città. Quella esposta è la porta esterna, più piccola di quella interna. Agli inizi della campagna di scavi a Babilonia nel 1899, l’attenzione dell’archeologo Robert Koldewey fu attirata da frammenti di mattoni blu e si decise d’iniziare a scavare nella zona dove essi erano più numerosi, trovandone migliaia: più tardi le iscrizioni confermarono che era stata ritrovata proprio la Porta di Ishtar. Grazie agli accordi con l’Impero Ottomano, fu possibili portarne i primi resti a Berlino.
Il Codice di Hamurabi (1792-1750), che per la prima volta sostituì la legge orale con un codice scritto, contiene 282 leggi incise in scrittura cuneiforme. La grande stele, portata a Susa intorno al 1200, fu ritrovata dai francesi. L’originale è conservata al Louvre, qui ne è esposta una copia.
Superata la Porta di Ishtar, lo scenario cambia ed entriamo nell’ Antikensammlung, la collezione di antichità greche, etrusche e romane condivisa con l’Altes. Qui l’attenzione è tutta per la facciata del mercato di Mileto, del II sec. d.C., il monumento più grande ricostruito in un museo, di ben 17 metri d’altezza.
Salendo al secondo piano troviamo il Museum für Islamische Kunst che espone Arte islamica dagli inizi dell’Islam nel 7° secolo fino al 19°. Il concetto di arte islamica non si riferisce all’arte religiosa in senso stretto, ma anche all’arte e all’architettura delle regioni governate dall’Islam, caratterizzata da forme astratte, colori forti e motivi derivati da altre culture e utilizzati anche dalle comunità di altre religioni.
Il museo aprì nel 1904, primo del suo tipo in Occidente, grazie agli scavi effettuati nell’Impero ottomano e alla passione collezionistica di alcuni membri dello staff. Ospita una delle migliori collezioni di tappeti al mondo ed è un centro internazionale per la ricerca e la loro conservazione. Wilhelm von Bode fu uno dei maggiori collezionisti di tappeti, comprati nei suoi viaggi in Iran, Turchia e Caucaso e la sua donazione è stata la base per l’attuale raccolta del museo che conta circa 500 pezzi. Durante la Seconda Guerra mondiale molti pezzi andarono distrutti e alcuni di essi sono esposti per mostrare i danni del conflitto. Un aneddoto curioso: a Roma Bode comprò un tappeto turco con un motivo cinese di dragoni e fenici e ne riconobbe uno simile in un affresco del 1440: è il solo esempio esistente di questa tipologia.
Altro gioiello del museo è il rivestimento in legno della cupola del Palacio del Portal all’Alhambra di Granada, del XIV sec.
Anche la facciata del palazzo del califfo di Mschtta in Giordania è attualmente in restauro mentre è visibile la stupenda Camera di Aleppo, rivestita da 35 metri di pareti in legno con un’altezza di 2,60 metri, con 14 porte di legno per armadi e finestre, il tutto decorato con temi cristiani, per una superficie totale di 95mq. Era la sala di rappresentanza della casa di un commerciante armeno del XVII secolo, Isa Ibn Brutus, ed è la più antica decorazione parietale della Siria.
Ph. copertina Olaf M. Teßmer
Il Pergamon Museum lo visiteró a breve, approfittando anche dei nuovi voli diretti in partenza da Bergamo per Berlino. Non vedo l´ora e le indicazioni che qui hai riportato saranno fondamentali per visitarlo al top!
Immagino avrai prenotato perchè, essendo gli ultimi giorni di apertura, spesso è sold out.
Ho un caro amico che vive a Berlino e organizza tour artistici della città, mi ha invitato tanto volte, quando torno in Europa devo riuscire a ritagliarmi qualche giorno in questa città
Ad averlo saputo, sarebbe stato interessante
Celo. ??
Che intendi??
La battuta: “Celo, celo, manca…” Che in realtà fuori dal gergo sarebbe: “Ce l’ho, cioè l’ho visto, ci sono stato, l’ho visitato…”
Ah ah scusa non avevo capito la battuta !
Quando sono andata a Berlino ho visitato più musei che ogni altro luogo di interesse o attrazione. Sono magnifici e ben organizzati e molti li sottovalutano, pensando erroneamente che in due o tre giorni si riesca a vederli tutti. A me personalmente ce ne sono voluti sei e devo ancora tornare per vedere altro.
Hai perfettamente ragione, io son riuscita a visitarne solo 4, troppo pochi.
Ho visitato il Pergamon Museum 9 anni fa e mi rimase davvero impresso per le meraviglie che custodisce come l’altare di Pergamo e la porta di Ishtar: uno di quei musei archeologici che non dimentichi facilmente, assolutamente! Chissà quando riaprirà come sarà diverso!
Sono davvero curiosa di conoscere il nuovo allestimento, spero saprà valorizzare i tesori che il museo custodisce.