Una delle attrazioni imperdibili quando si visita Bristol è la S.S. Great Britain, una delle navi più importanti mai costruite, che vide i suoi natali proprio in questa città. Ma cosa rese speciale questa imbarcazione?? Non fu la prima nave costruita in metallo, né la prima mossa da eliche e neanche il primo transatlantico a vapore: la sua importanza risiede nel fatto che fu la prima nave ad essere tutte e tre queste cose insieme!
La genialità del suo creatore, Isambard Kingdom Brunel, fu nell’aver combinato la migliore tecnologia dell’epoca forgiando quello che sarà il moderno concetto di viaggi internazionali. Fu lui, ingegnere capo della Great Western Railway, a sognare che un viaggiatore potesse, prendendo un treno da Londra a Bristol, salpare poi comodamente per New York.
La Great Western Railway
La Great Western Railway era nata dal desiderio di alcuni commercianti di Bristol di far sì che la città mantenesse lo status di secondo porto del Paese e primo porto per il commercio con l’America: il graduale insabbiamento del fiume Avon aveva infatti fatto di Liverpool un porto sempre più importante e con la costruzione della ferrovia che l’avrebbe collegata a Londra una minaccia per Bristol. La risposta della città fu di costruire una propria ferrovia di cui Isambard Kingdom Brunel, allora solo ventinovenne, fu nominato Ingegnere Capo. Ma la sua mente visionaria riuscì ad immaginare un sistema di trasporti integrato e fu così che nacque la Great Western Steamship Company, la compagnia navale britannica che operò il primo servizio transatlantico di linea con navi a vapore dal 1838 al 1846.
Bristol doveva essere il centro di questa rete di trasporti: il fatto che vari motivi rendessero questo complicato – la difficoltà di navigare il fiume Avon, le altissime tasse portuali e la mancata modernizzazione dei docks – non fermarono l’operato del nostro geniale Isambard.
Isambard Kingdom Brunel
La figura di Isambard Kingdom Brunel emerge tra quelle dei suoi contemporanei (nonostante fosse alto poco più di 1,50 cm e cercasse di sembrare più alto indossando sempre un cappello a cilindro): nato nel 1806, figlio di un famoso ingegnere (del quale fu assistente nella costruzione della galleria Brunel sotto il Tamigi a Londra), ebbe la fortuna di vivere nell’epoca in cui il ferro e il vapore cambiarono radicalmente il mondo. Prima di dedicarsi alla costruzione di tre grandi navi – Great Western – Great Britain – Great Eastern – aveva già progettato il grande ponte sospeso di Bristol, l’altra opera che lo ha reso celebre.
La Great Western fu la prima delle navi costruite per collegare Londra a New York: ancora mossa dal motore a pale fu varata a Bristol nel luglio 1837. In origine anche la Great Britain doveva essere mossa da un motore a pale e realizzata in legno: il problema nell’utilizzo del ferro era che questo potesse influenzare la bussola, ma quando venne scoperto il modo di ovviare a questo problema, Brunel utilizzò il metallo e sperimentò il motore ad eliche, all’epoca ancora una novità.
La S.S. Great Britain
La nave era lunga 98 metri e poteva portare 360 passeggeri e 120 membri dell’equipaggio e caricare 1200 tonnellate di merce e altrettante di carbone: pur essendo una nave a vapore, era dotata anche di vele per sfruttare i venti favorevoli. In origine si sarebbe dovuta chiamare City of New York, durante la lavorazione fu soprannominata il Mammuth e solo verso la fine prese il nome definitivo.
Il 19 luglio 1843 fu il giorno scelto per il varo, in quanto sesto anniversario del varo del predecessore Great Western: per l’occasione da Londra arrivò il principe consorte Albert. L’evento, per l’epoca vittoriana, fu un pò come il volo inaugurale del Concorde ai giorni nostri, ma c’era un problema: la nave era troppo grande per il porto di Bristol! Con molta difficoltà si riuscì a farla uscire dal porto, al quale non sarebbe potuta ritornare. Dopo le prime prove in mare e 7 mesi di fermo a Londra, dove fu visitata anche dalla regina Vittoria, finalmente, a 2 anni dal varo, partì da Liverpool il 26 luglio 1845 per il viaggio inaugurale, con soli 50 passeggeri a bordo.
Le tre vite della S.S. Great Britain
Le cronache riportano che il viaggio inaugurale fu un successo e durante la sosta a New York circa 21000 newyorkesi visitarono la nave. Il secondo viaggio portò a destinazione 102 passeggeri, una cifra ancora lontana dal numero di 360 che la nave poteva trasportare.
La sala motore era situata al centro della nave in piena vista e divideva nettamente la parte posteriore dedicata alla prima classe dalla parte anteriore riservata alla seconda classe
Lungo il ponte promenade per la prima classe, lungo 34 metri, si aprivano cabine confortevoli e cuccette: per le signore vi era anche un salottino dove potersi rilassare con una certa privacy.
Al piano sottostante c’era il sontuoso salone da pranzo provvisto di tre lunghi tavoli che potevano ospitare 228 persone: le panche avevano schienali girevoli per fronteggiare il tavolo o il centro della sala.
Purtroppo, i lunghi tempi di costruzione e gli alti costi avevano lasciato i proprietari della compagnia in una situazione finanziaria difficile, tanto che furono costretti a cessare l’attività nel 1846 dopo aver speso tutti i fondi per recuperare la nave che si era incagliata vicino Newcastle, nell’Irlanda del Nord, dopo un errore di navigazione. La GWSC andò in rovina e dopo la Great Western, fu costretta a vendere nel 1849 anche la Great Britain per 18.000 sterline, appena una frazione di quanto era costata ovvero 120.000 sterline.
Fu così che la nostra S.S.Great Britain iniziò una nuova vita, non più nave da crociera di lusso, ma mezzo di trasporto per portare migranti in Australia: nel continente era stato appena scoperto l’oro e questo causò una forte ondata migratoria. La nave venne modificata in modo da poter portare ben 730 passeggeri e utilizzare di più le vele. In tutto compì 32 viaggi in Australia , l’ultimo nel 1876 e in quel periodo venne utilizzata anche per trasportare truppe in Crimea e in India.
Nel 1882 fu venduta e iniziò la sua terza vita come nave da carico a vela per il trasporto del carbone negli Stati Uniti: dopo aver subito dei danni vicino Capo Horn, venne portata sulla costa delle Isole Falkland e utilizzata come deposito galleggiante. Con il tempo la nave cadde in rovina, e finalmente negli anni ’60 si iniziò a parlare di un suo possibile salvataggio: fortunatamente lo scafo era ancora in condizioni abbastanza buone e fu così possibile riportarla in patria, trasportata su una sorta di pontone galleggiante. Rimessa in acqua per il suo ritorno a Bristol, fece il suo ultimo ingresso in città salutata da migliaia di cittadini e accolta dal principe consorte Filippo.
Il recupero della S.S. Great Britain
A questo punto iniziò il lungo lavoro per restaurarla e ricostruirla: tonnellate di fango furono rimosse, la ruggine cancellata, il legno asciugato e ripitturato. Non tutta la nave è stata ripristinata nelle condizioni iniziali, dello spazio è stato utilizzato come area di servizio e una parte è stata lasciata vuota per mostrarne la costruzione. Fu deciso che il dock dove era stata costruita – il Great Western Dry Dock – sarebbe stato la sua dimora definitiva. Allo scopo di preservare il più possibile il legno e il metallo dall’azione nociva dell’acqua e del sale, la parte sottostante dello scafo è stato chiuso in un ambiente ad atmosfera controllata.
La mia visita alla S.S. Great Britain
Non posso esimermi dal raccontare la mia visita un pò fantozziana alla nave.
Durante la mia prima intensa giornata a Bristol, mi ero tenuta per ultima la visita della Great Britain, così da poter stare al coperto in caso di pioggia, visto il tempo assai variabile: avevo letto (male) che il museo chiudeva alle 19.00 e così ero arrivata con tutta calma intorno alle 16.30 per scoprire che invece la chiusura era alle 18.00. Il gentile cassiere mi aveva informato che il biglietto ha la durata di un anno e così, con la consapevolezza che sarei potuta tornare anche il giorno dopo, ho iniziato il mio giro. Le cose da vedere erano però molte: infatti non c’è solo la nave da esplorare, ma anche la mostra Being Brunel, il Dockyard Museum, e il Dry Dock. Su consiglio del cassiere ho esordito andando alla scoperta della figura di Brunel: nello spazio a lui dedicato in mostra vi è la ricostruzione della camera da pranzo della sua casa e del suo ufficio, oltre ovviamente i suoi molteplici progetti.
Il Dockyard Museum, dove si passa per salire a bordo, racconta invece la storia delle tante vite della Great Britain. Sul sito del museo c’è un database dove è possibile rintracciare i nomi e le storie dei suoi passeggeri.
Ed infine ho iniziato il giro della nave: passeggiando sul ponte esterno noto che ero l’unica persona lì sopra, eccetto un ragazzetto che svogliatamente controllava i visitatori e non so quanto caso abbia fatto a me, intento a guardare soprattutto il cellulare.
Iniziando a scendere all’interno della nave, mi rendo conto che anche qui sono l’unica visitatrice e inizio a sentirmi un pò a disagio: il luogo è grande, poco illuminato e tutto è ricostruito con suoni, rumori, voci e manichini per ricreare quella che doveva essere l’atmosfera a bordo. Seguo il percorso di visita segnalato da frecce, ma il disagio inizia a trasformarsi in ansia perchè non si riesce a capire quanto ancora manchi per completare il giro e in alcuni punti è davvero un dedalo di stanze e corridoi che in un’altra situazione sarebbe divertente scoprire, ma che stando completamente sola, con l’orario di chiusura che si avvicinava velocemente e la paura di rimanere chiusa dentro non riesco a godermi per niente. Alla fine, appena ho visto un cartello che indicava l’uscita sono schizzata fuori giusto in tempo per vedere il ragazzetto di cui sopra che lasciava tranquillamente la nave con un collega!
Ancora mi chiedo se davvero sarei potuta rimanere chiusa dentro la nave! Nonostante tutto, non vedo l’ora di tornare a Bristol per completare con calma il giro, infatti non sono riuscita a scendere nel dry dock, e consiglio a tutti di calcolare bene i tempi per la visita (almeno due ore) e gli orari di chiusura ( per tutte le info => ssgreatbritain.org)!
Grazie per questo tour virtuale in attesa di fare quello di persona l’anno prossimo, quando ho in programma di visitare Bristol. Pensi che per un bimbo di 4 anni possa essere un’esperienza interessante?
Penso di si, calcola che l’interno è molto realistico, ricostruito con suoni, rumori, manichini.
Importante è che sei riuscita ad uscire! E te la sei goduta al top, da sola, la visita, anche se la sensazione deve essere stata un po’ particolare!
Una splendida visita ad una nave lussuosa, un tempo, come li potevano essere solo le navi da crociera! Ciascuna di esse ha una storia intrigante, come quella che qui hai raccontato.
In effetti il fatto di essere la sola visitatrice era perfetto per fare foto in pace!
MA sai che non la conoscevo questa nave? Però ha una storia davvero interessante e spero di andare a Bristol per visitarla, ma andrò in un orario più consono, non alla chiusura come te! 😉
Si, meglio andare nell’orario di punta!
Aspetto con ansia di conoscere la recensione della seconda parte del tour! A parte le battute, capita di leggere male gli orari di chiusura, ma direi che tutto sommato, non ti è andata poi così male
Ma dai, non sapevo dell’esistenza di questa nave! E mi dispiace perchè siamo stati a Bristol (anche se per poco tempo) e avremmo potuto visitarla. A mio marito piacerebbe molto, lui impazzisce per le navi d’epoca. Vorrà dire che dovremo tornare in Inghilterra e includere questa tappa nel nostro programma!
Per me è stata davvero una bella esperienza!