Visitando il delizioso paese di Saint Paul de Vence, in Provenza, è irrinunciabile andare a vedere la suggestiva Cappella dei Penitenti Bianchi, detta anche Cappella Folon dal nome del celebre artista che la creò.

Jean-Michel Folon

Jean-Michel Folon è stato un pittore, illustratore, scultore belga, designer di mosaici e poster e anche scenografo teatrale. Nella Cappella dei Penitenti Bianchi, il suo ultimo lavoro, è possibile ammirare riuniti tutti questi aspetti della sua creatività. Nato a Bruxelles nel 1934, frequentò l’École Nationale Supérieure des Arts Visuels de La Cambre, dove fece sua la  famosa massima dell’architetto Mies van der Rohe: “Less is more” che applicò alla sua arte per tutta la vita.

Trasferitosi in Francia senza molto successo, iniziò a vedere pubblicati i suoi lavori grazie agli editori newyorkesi a cui si era rivolto: successivamente avviò un’importante collaborazione con l’italiana Olivetti, ma è probabile che i più ricorderanno la bellissima pubblicità realizzata per Italgas qualche anno fa.

La Fondazione da lui creata e che porta il suo nome è ospitata in un bellissimo castello vicino Bruxelles e ha il compito di riunire e conservare il suo lavoro.

La cappella dei Penitenti Bianchi

La Confraternita dei Penitenti Bianchi di Saint-Paul de Vence risale al 1500: i suoi membri provvedevano a dare aiuto e assistenza alle persone meno fortunate nel tentativo di scontare la pena per i propri peccati. Participavano attivamente alla vita del paese prendendo parte alle processioni religiose, occupandosi delle cremazioni e della cura dei malati negli ospizi, distribuendo cibo e vestiti ai poveri. La Confraternita restò in vita fino al 1920.

Folon volle realizzare un grande progetto decorativo per questa cappella seicentesca e vi lavorò fino alla sua morte avvenuta nel 2005: come lui stesso dichiarò, associare il suo nome a una cappella in Saint-Paul avrebbe espresso il suo amore per tutti gli abitanti di questo villaggio che aveva amato, villaggio che è luogo di vita. E come disse Picasso, “Arte e vita sono tutt’uno“. Prima d’iniziare i lavoro di decorazione, furono necessari tre anni per riparare il tetto e le volte e sistemare il sistema elettrico e di riscaldamento.

La decorazione della Cappella Folon

La cosa che colpisce immediatamente quando si entra nella cappella è il mosaico (di 106 mq) che copre la parete di fondo, parte della volta e delle pareti laterali: la lavorazione fu commissionata a uno studio milanese che utilizzò la tecnica Ravenna  per crearlo nel proprio laboratorio e assemblarlo poi in loco.

Le tessere sono state tagliate a mano con una grandezza di 1 cm per lato e collocate su una superficie stuccata, successivamente il mosaico è stato sistemato su una tavola in gesso, che secca molto lentamente in modo tale da permettere delle modifiche: le tessere sono state poi pigiate secondo angoli diversi in modo tale da riflettere la luce in più direzioni e dar più vita e movimento al mosaico. Pensate che per ogni metro quadro sono state utilizzate mediamente 10.000 tessere!

Alle pareti laterali si trovano 8 grandi nicchie ornate da pitture ad olio, realizzate da Michel Lefebvre in base ai cartoni dipinti ad acquarello da Folon.

Le 4 grandi finestre vetrate sono state realizzate da Jaques Loire, maestro vetraio di Chartres.

All’interno della cappella sono presenti solo due cose (ricordate la massima “Less is more“?”: l’altare, che è costituito da una grande scultura in bronzo dorato intitolata Who?, che rappresenta una mano che regge una piccola figura umana.

L’altra scultura presente è The Source in marmo rosa portoghese.

Come si può vedere, in quasi tutte le opere d’arte è presente una mano: come lo stesso Folon disse: “Dato che i Penitenti Bianchi avevano cura del prossimo, voglio creare mani aperte che simboleggiano lo spirito del dare, acqua da bere, frutta da mangiare e un arcobaleno per sognare“. Un bellissimo simbolo quindi, che rappresenta il dono, la cura per il prossimo, la vicinanza con l’altro, l’offerta di sé che erano gli ideali professati dai Penitenti Bianchi.

La musica diffusa nella cappella aumenta il senso di pace e tranquillità che ho percepito visitandola: tra l’altro ho avuto la fortuna di essere da sola per tutto il tempo e di certo questo ha contribuito a farmi apprezzare ancora di più la bellezza e la spiritualità di questo luogo.

Nel biglietto d’entrata alla cappella è compreso anche l’ingresso al Museo di storia locale, che francamente si può anche saltare dato che è un pò naïf.

 

 

 

Per tutte le info:

www.saint-pauldevence.com