Nata come borgo operaio, Garbatella è diventata negli ultimi decenni uno dei quartieri più di tendenza e ambiti di Roma riuscendo comunque a mantenere un proprio carattere popolare che ne fa un unicum della capitale. Venite a scoprirla con me!

Piazza Brin, il nucleo originario del quartiere

Il quartiere della Garbatella a Roma

Il Teatro Palladium

La Garbatella nasce come quartiere dove alloggiare gli operai impiegati nella creazione delle strutture del polo industriale di Roma, situato nella zona tra Ostiense e Testaccio che comprendeva la realizzazione della Stazione Trastevere, dei Magazzini generali, della Centrale Termoelettrica Montemartini e dei Molini Bianchi. Il nuovo polo industriale era nei piani strettamente legato ai due porti fluviali che sarebbero dovuti sorgere sul fiume Tevere (a Roma esiste ancora Via del Porto Fluviale) e al progettato porto di Ostia, approdi che non vennero mai realizzati (proprio per questa iniziale vocazione marinara, molte strade della Garbatella presero i nomi di personaggi legati al mare). 

Fu così che l’ICP, l’Istituto Case Popolari iniziò la costruzione del primo nucleo del quartiere su progetto dell’architetto Gustavo Giovannoni: inizialmente avrebbe dovuto chiamarsi Concordia o Remuria, dalla città che Remo avrebbe fondato proprio a San Paolo, ma alla fine s’impose Garbatella.

L’origine del nome è controversa: si dice derivi dall’appellativo dato alla proprietaria di un’osteria particolarmente generosa da meritare il nome di “garbata ostella”, successivamente sincopato in Garbatella (sulla facciata del lotto 27 a Piazza Bonomelli appare ancora l’immagine di una ragazza prosperosa) o dal tipo di coltivazione della vite “a garbata” ovvero appoggiata ad alberi di acero o di olmo in uso nella zona.

Piazza Benedetto Brin (dal nome del fondatore dell’Accademia navale di Livorno) rappresenta il primissimo nucleo della Garbatella, il luogo dove fu posta la prima pietra e avviati ufficialmente i lavori per la costruzione della nuova borgata dal re Vittorio Emanuele III in persona nel febbraio del 1920, come ricorda la lapide posta accanto all’arco d’ingresso: attraversando questo arco, l’impressione è quella di ritrovarsi in un paese di campagna.

I primi lotti abitativi furono villini bifamiliari, con ampi giardini, in modo da ricreare l’immagine di uno spazio extraurbano per coloro che arrivavano dalla campagna in città per lavorare. Nei primi 5 lotti di piazza Brin, che comprendevano 40 costruzioni, 1/5 della superficie era destinato ai fabbricati, il resto a giardini ed orti. 

Col tempo e l’aumento della popolazione, ci fu bisogno di creare edifici più grandi, chiamati “a corte” in quanto dotati di un ampio cortile interno.

Nell’ultima fase costruttiva si sperimentò anche l’innovazione dei cosiddetti alberghi suburbani, per dare agli sfollati dal centro storico una sistemazione provvisoria suddivisa fra spazi comuni (come le scuole, le cucine e le infermerie) e spazi privati (camere da letto). Realizzati fra il 1928 e il 1929 su progetto di Innocenzo Sabbatini, prendono il nome dal colore della loro tinteggiatura: Rosso, Bianco e Giallo. Il modello era così innovativo che vennero visitati anche da Gandhi durante la sua visita a Roma. Nei dieci anni in cui sorse il quartiere, tra 1920 e 29, furono costruiti in totale circa 40 lotti.

Nonostante la sua natura di borgata povera, con costruzioni a basso costo, la Garbatella fu un importante campo di sperimentazione architettonica per  costruire delle case popolari funzionali e dignitose, nel caratteristico stile denominato barocchetto romano per la ricchezza di fregi e decorazioni realizzati con materiali poveri quali la calce e lo stucco.

Ne sono un esempio le casette modello del Lotto 24. Le 13 palazzine di questo lotto vennero costruite nel 1929 in occasione del Congresso Internazionale delle Abitazioni e Piani Regolatori: l’Istituto Case Popolari indisse un concorso per la loro costruzione invitando le maggiori imprese edilizie della capitale a costruire due o tre case modello progettate dai principali architetti della scuola romana. I tempi di realizzazione dovevano essere veloci: un mese per la progettazione e quattro per la costruzione, al fine di dimostrare che con sole 8000 lire dell’epoca fosse possibile costruire delle case popolari funzionali e dignitose. Il progetto fu un tale successo che ancora oggi il lotto 24 è un caso di studio.

In una passeggiata per il quartiere tante sono le cose da vedere e scoprire.

Il Teatro Palladium, in origine Cinema Teatro Garbatella, fu terminato nel 1930: qui viene abbandonato lo stile barocchetto per rifarsi all’architettura dell’antica Roma. Una particolarità interessante del cinema teatro è che gli appartamenti sovrastanti furono concepiti come alloggi per gli artisti. Attualmente è di proprietà dell’Università di Roma3. A pochi passi dal teatro, vi erano i bagni pubblici, servizio essenziale all’epoca della nascita del rione: rimasto inutilizzato per anni dopo essere stato la sede di un mobilificio, l’edificio è stato da poco recuperato ed è diventato Moby Dick, uno spazio polifunzionale comprensivo di biblioteca, sala convegni e sala esposizioni.

Gli ex bagni pubblici, adesso trasformati biblioteca e spazio culturale polivalente

Famose sono le due scuole del quartiere: la cosiddetta Scoletta, la scuola per l’infanzia Luigi Luzzatti, una vecchia villa della nobiltà papalina risalente al ‘500, a sua volta ricavata da una villa romana del I secolo d.C., che fu utilizzata anche come set per una serie tv, e la maestosa scuola elementare “Cesare Battisti”, realizzata nel 1930 in perfetto stile razionalista sottolineato dalle quattro aquile littorie che dominano la facciata.

L’origine del nome Garbatella è controversa: forse deriva dall’appellativo dato alla proprietaria di un’osteria particolarmente generosa da meritare il nome di “garbata ostella”,  o dal tipo di coltivazione della vite “a garbata” ovvero appoggiata ad alberi di acero o di olmo in uso nella zona.

Un’altro dei “luoghi del cuore” della Garbatella è la Fontana Carlotta, in Piazza Ricoldo da Montecroce: al cui fianco sale la suggestiva scala detta “degli Innamorati”, in quanto era un punto d’incontro privilegiato per le coppiette del dopoguerra. 

La Fontana Carlotta e la scala degli innamorati, punto d’incontro delle coppiette

Benché ormai sia diventata una delle zone trendy di Roma, qui è ancora possibile percepire un’atmosfera tipicamente romana e popolare. La sua architettura peculiare ne hanno fatto il set ideale per film e serie televisive celebri come I Cesaroni. E come dimenticare la celebre scena di Caro Diario dove Nanni Moretti attraversa il quartiere sulla sua Vespa?

Scena del film Caro Diario in cui Nanni Moretti passa sotto l’arco di Piazza di S. Eurosia

Per scoprire il quartiere consiglio di passeggiare senza meta per le  sue stradine, sbirciando dentro i cortili e i giardini, ammirando i murales e le scritte che decorano alcuni palazzi, facendo attenzione ai fregi e alle sculture che fanno capolino dalle facciate delle case e godendosi quell’atmosfera tipicamente romana che è ancora possibile percepire qui.