Appena avuta conferma che avrei fatto un sitting ad Oslo, sono subito andata ad informarmi sulla città, di cui sapevo poco o niente e…. Sorpresa! Il sito di VisitOslo riportava in evidenza l’inaugurazione del nuovo Munchmuseet, il museo dedicato al famoso pittore norvegese Edvard Munch, autore del celebre “Grido” in programma proprio nei giorni del mio soggiorno!! Ovviamente non potevo farmi sfuggire l’occasione di visitarlo, ma la cosa si è rivelata più difficile del previsto: i biglietti gratuiti per il fine settimana inaugurale erano esauriti….. Ma non potevo certo desistere senza lottare, ed è così che ho iniziato a inviare mail sia all’ufficio turistico di Oslo che al museo chiedendo, o meglio pregando, di avere un biglietto: dopo vari “Sorry, è tutto sold out”, finalmente una gentile responsabile del press office del museo, impietosita più dalle mie preghiere che dalla mia fama di blogger, ha fatto in modo di farmi avere il biglietto tanto sospirato!
La storia del Munchmuseet
Quattro anni prima della sua morte avvenuta nel 1944, Edvard Munch lasciò la tenuta di Ekely dove viveva alla città di Oslo: conteneva 28000 lavori artistici, oltre che testi, foto ed oggetti personali del pittore. Il suo lascito comprendeva una delle maggiori collezioni di opere di un singolo artista. Due anni dopo, la città approvò la costruzione del museo e subito iniziò il dibattito su dove andasse costruito: era meglio una posizione centrale, più prestigiosa ed adatta alla levatura dell’artista o una più periferica per una distribuzione più democratica degli spazi culturali della città?
Finalmente nel 1953 si aprì il concorso che fu vinto da due giovani architetti, Fougner e Myklebust. Il museo venne inaugurato nel 1963, e fu sempre pesantemente criticato, sopratutto per la posizione un pò decentrata, nella zona di Tøyen, non adatta alla fama mondiale del pittore. Ben presto fu chiaro che l’edificio era piccolo per le necessità dell’istituzione e nel 1994 il museo riaprì ingrandito.
Dopo la celebre rapina avvenuta nel 2004 di due dei quadri più famosi, l’Urlo e Madonna, il museo chiuse per dotarsi di migliori misure di sicurezza: furono installati metal detectors e vetri per proteggere le opere più importanti. Nonostante questo e il ritrovamento delle opere rubate, era ormai chiara la necessità di provvedere ad una nuova sede e così si riaprì la discussione su dove dovesse sorgere il nuovo edificio.
Il nuovo Museo Munch
La prima pietra del nuovo museo è stata posta nel 2016 dopo un lungo dibattito su dove dovesse essere collocato e sul suo design. Secondo le parole di Jens Richter, partner dello Estudio Herreros, lo studio di architettura spagnolo che ha progettato l’edificio “La facciata sarà un’enigmatica e sempre mutevole presenza nella baia di Bjørvika, riflettendo l’incredibile luce di Oslo, che cambia costantemente durante il giorno e le stagioni”.
L’idea di base è quella di un museo sviluppato in verticale, è alto infatti ben 60 metri e la sua silhouette spicca nel panorama cittadino: gli spazi interni, facilmente modulabili in altezza e larghezza, permettono di creare spazi ottimali dove collocare sia le opere in esposizione permanente che quelle delle mostre temporanee.
L’edificio è composto di due parti ben distinte: la zona statica, in cemento, permette di creare le migliori condizioni di illuminazione e temperatura per le opere, mentre la zona dinamica, dalle larghe facciate in vetro da cui si possono ammirare incredibili vedute sulla città, è pensata per il passaggio dei visitatori tra le varie aree del museo.
In generale, tutte le scelte architettoniche sono state guidate dall’intento di risparmio energetico e di salvaguardia ambientale: infatti sono stati utilizzati cemento a basso tasso di carbone, acciaio riciclato, finestre altamente isolate, pannelli in alluminio che schermano la luce solare evitando eccessive variazioni della temperatura. Il museo non dispone di parcheggio neanche per chi ci lavora dato che la sua posizione centralissima, è proprio accanto alla celebre Opera, lo rende facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici, rendendo inutile l’uso delle macchine.
Edvard Munch
Munch nacque nel 1863 ad Oslo secondo di cinque figli: all’età di 5 anni la mamma morì di tubercolosi e la zia Karen si prese cura dei bambini Munch. Di salute inferma, il piccolo Edvard trascorse molti inverni a letto, e fu vicino a morire più di una volta. A 14 anni subì anche la perdita della sorellina Sophie: i temi della malattia e della morte vissuti così precocemente li ritroveremo molto presenti nella sua produzione artistica.

Foto tratta dal sito del museo
Non potendo frequentare la scuola, studiò a casa ma paradossalmente questo gli diede l’opportunità di seguire la sua passione per la pittura. La zia incoraggiò la sua vena artistica e il giovane Edvard si iscrisse alla Royal School of Art and Design. Grazie ad una borsa di studio, a 22 anni potè trasferirsi a Parigi x 3 settimane lasciando per la prima volta la Norvegia. Tornerà a Parigi per un anno grazie ad un’altra borsa di studio nel 1889: durante questo soggiorno morì il padre, provocando in lui una profonda crisi che lo portò a volere uno stile più personale ed essenziale. Come egli stesso scrisse: “Non dipingerò più interni con uomini intenti a leggere e donne a cucire. Dipingerò persone vive che respirano e provano emozioni, che soffrono e amano.”
Invitato nel 1892 a Berlino per esporre i suoi quadri, visse in questa città uno dei periodi più fecondi dipingendo alcuni delle sue opere più famose: l’Urlo, Pubertà e Madonna.

Pubertà
Come lo stesso pittore scrisse: “La donna ha ispirato molti dei miei lavori più belli“, eppure egli ebbe rapporti molto difficili con le sue donne: non volle mai sposarsi perché la sua vita doveva essere consacrata all’arte. Nel 1898 incontrò Mathilde Larsen, sua modella in molti quadri, con la quale ebbe un rapporto tempestoso che finì con un colpo di pistola (non si sa da chi dei due sparato) che costò a Munch parte del dito medio della mano sinistra. È lei la donna dai lunghi capelli rossi che appare, tra le altre opere, nel celebre quadro Vampiro.

Vampiro
L’arrivo del nuovo secolo gli fece intraprendere un nuovo percorso creativo: in un mondo in veloce cambiamento volle cercare nuovi modi espressivi. Munch fu molto interessato alle novità tecnologiche dell’epoca: possedeva una videocamera, una macchina fotografica, un telefono e un parlografo per registrare.

Telefono e strumenti fotografici appartenuti al pittore
Appassionato fotografo, ha lasciato una grande quantità di foto e di autoritratti, ritraendosi anche nudo.

Selfies antelitteram
Nel 1908, dopo anni frenetici di viaggi e grande consumo di alcolici, si fece ricoverare per alcuni mesi in una clinica privata di Copenhagen, uscendone sobrio e rigenerato.
Nel 1916, ormai artista affermato, acquistò la tenuta di Ekely nei sobborghi di Oslo, dove visse fino alla sua morte stipandola delle sue opere: il timore che queste potessero essere requisite dai tedeschi che avevano invaso la Norvegia nel 1940, gli fece decidere di lasciare tutti i suoi beni alla città di Oslo ed è grazie a questo lascito che è stato possibile creare il museo a lui dedicato.
La visita del Munchmuseet
Il nuovo Museo Munch è collocato proprio accanto all’Opera e alla stazione centrale, dunque in posizione centralissima e facilmente accessibile sul lungomare della città: con i suoi 13 piani (in realtà sono 12 perché ho scoperto che in Norvegia il piano terra viene considerato primo piano : ) ) è impossibile non notarlo!
La lobby, come quasi tutti i musei, contiene la biglietteria, lo shop, il caffè e il guardaroba: da qui inizia l’ascesa tramite lunghe scale mobili verso i vari piani espositivi. La maggior parte delle opere di Munch sono esposte al 4° piano suddivise per i temi principali espressi nei lavori dell’artista: Alone, To die, The Scream, Love, Gender, Outdoors, Naked, Others, Oneself, In motion, On the surface, Variations. La disposizione per temi permette di girare liberamente per le varie sale, senza dover seguire un percorso cronologico prestabilito.
Il celebre Urlo (una delle varie versioni che esistono) è esposto insieme ad un disegno e una litografia dello stesso soggetto (Munch sfruttò molto il tema producendo molti disegni e litografie) che vengono mostrati a rotazione per un’ora ognuno, così da preservarne la conservazione: io ho potuto vedere sia il quadro che il disegno, ma a dire il vero non è stata questa l’opera che mi ha colpito di più. Mi interessava piuttosto vedere come le persone fossero più interessate a fotografare il quadro piuttosto che a guardarlo.

La stanza dell’Urlo
I quadri che mi hanno davvero emozionato sono stati due lavori diversissimi tra loro: il primo, Notte stellata, per i bellissimi colori ed il senso di pace che trasmetteva, mettendolo anche a confronto con l’opera dallo stesso soggetto di Van Gogh. Mi è piaciuto così tanto che ho comprato anche il poster.

Notte stellata
Il secondo dipinto, La madre morta e la bambina, mi ha trasmesso pienamente il senso di disperazione della bambina di fronte alla perdita della mamma: sicuramente una sensazione vissuta in prima persona anche da Munch, anche se nel quadro è raffigurata la sorella Sophie. La sensazione di solitudine e impotenza, il gesto infantile di tapparsi le orecchie per non voler sentire ed accettare qualcosa di inaccettabile fa davvero stringere il cuore.

La madre morta e la bambina
Al 6° piano si possono ammirare alcune versioni dei monumentali dipinti che Munch realizzò per l’Università di Oslo (le persone sedute per terra nella foto sono attori che stanno effettuando una performance artistica in occasione dell’inaugurazione del museo).

Opere monumentali
Al 7° piano sono esposti alcuni dei tanti oggetti personali del pittore, in una ricostruzione multimediale che, attraverso suoni, luci ed immagini, vuol raccontare la sua casa e la sua vita.

Gli oggetti della villa di Munch
Gli ultimi due piani dell’edificio sono occupati dal ristorante e dallo Skybar, da cui si possono ammirare spettacolari vedute di Oslo.
Molta attenzione è stata posta al pubblico dei più piccoli: a loro sono dedicati attività, laboratori e dei buchi nei muri da cui poter sbirciare nelle sale!
Ovviamente ci sarebbe anche altro da raccontare, ma non voglio togliere il piacere della scoperta per chi lo visiterà: per tutte le info e tante notizie per approfondire la figura di Munch >> munchmuseet
La mia host mi ha raccontato che la stampa ha criticato molto il nuovo museo (anche se non saprei dire per quali ragioni). Personalmente io l’ho trovato davvero bello, ci ho passato dentro due ore buone che non sono bastate di certo a vedere tutto quello che c’era da vedere: l’unico difetto che posso trovare è che forse hanno peccato un pò di gigantismo, uno dei due piani per le mostre temporanee si poteva anche evitare, ma chi sono io per giudicare?? Comunque è una visita che consiglio di fare assolutamente programmando un viaggio ad Oslo, per conoscere meglio la figura di uno straordinario artista che va ben al di là del quadro che lo ha reso famoso nel mondo.
Articolo molto interessante. Mi piace molto l’arte e visitare questo museo sarebbe veramente fantastico. Dopo tutte le.tue informazioni mi è venuta ancora più voglia!
Munch è un pittore tutto da scoprire, al di là del suo celebre Urlo.
Appena ho saputo della sua inaugurazione volevo prenotare un weekend ad Oslo solo per vederlo! Leggendo il tuo articolo mi è venuta ancora più voglia di andare anche perché non me l’aspettavo così grande!!
In effetti hanno fatto le cose un pò in grande, io ci sono rimasta più di due ore e non ho visto tutto. Se ti interessa Much, ti consiglio di aspettare la riapertura del Museo Nazionale il prossimo anno dove è esposta un’altra versione dell’Urlo e altre sue opere.
Cara Marina, ho apprezzato moltissimo il tuo dettagliato articolo sul Munchmuseet di cui onestamente sapevo poco, nonché sullo stesso Munch e sul suo percorso artistico e personale. Davvero un’interessante e coinvolgente lettura. Grazie come sempre della condivisione!
Grazie Fabiana! Munch è davvero un grandissimo artista e ci sarebbe stato tanto altro da dire, però poi avrei finito per scrivere un articolo di storia dell’arte!