Qual’è la giornata perfetta per un’amante dei musei, dei film e dell’antico Egitto??? La risposta è semplice: stare a Torino e visitare il Museo Egizio e quello del Cinema, due dei musei più belli in Italia ed è quello che sono riuscita a realizzare ai primi di ottobre. Oggi parliamo della mia mattinata tra statue di faraoni, mummie, papiri e co!

Il Museo Egizio di Torino si trova in centro città , proprio accanto all’elegante piazza Carignano. Avvicinarmi al portone mi provoca una certa emozione, visto che ero venuta appositamente da Roma per visitarlo con mio padre esattamente 40 anni fa. Da allora il museo ha subito una grossa trasformazione: infatti nel 2015 ha riaperto dopo importanti lavori di ristrutturazione ed ampliamento. Chiuso durante i mesi del lockdown, ha svolto un’intelligente operazione di presenza sui social media, grazie, tra l’altro, alle interessanti visite guidate online dell’attivissimo e preparatissimo direttore Christian Greco (che amo e ammiro con tutto il cuore, parliamo di un uomo che legge ad alta voce i geroglifici con la più assoluta nonchalance).

entrata museo egizio di Torino
Eccomi qui di nuovo dopo tanto tempo!

La storia del Museo Egizio

Ma parliamo un pò della storia del museo, che vanta il primato di essere il museo egizio più antico al mondo e il secondo per importanza dopo quello del Cairo. Wow, c’è da esserne davvero orgogliosi!

Le origini della raccolta risalgono all’acquisto di un lotto della collezione dei duchi Gonzaga di Mantova (una delle collezioni d’arte più strepitose del Rinascimento) da parte di Carlo Emanuele I di Savoia nel 1630, lotto di cui faceva parte la celebre Mensa Isiaca, una lastra bronzea ricoperta di geroglifici che probabilmente decorava l’altare di un tempio dedicato ad Iside a Roma. Fu così che Torino, fresca capitale del ducato, legò il suo nome all’Egitto, trovando in questo legame una sorta di mito di fondazione della città . Questo primo nucleo di antichità , che andò arricchendosi nel corso dei decenni, ricevette un grande incremento grazie all’acquisto della collezione di Bernardino Drovetti, un diplomatico al servizio della Francia, che comprendeva più di 5300 oggetti, non solo sculture ed opere spettacolari, ma anche reperti minori che permettevano di documentare la vita quotidiana. L’importanza della raccolta di Drovetti era tale che attirò a Torino Jean François Champollion, il decifratore della scrittura geroglifica! Fu studiando lo strepitoso papiro di Iuefankh (lungo 19 mt!) che lo studioso Lepsius coniò il termine “Libro dei Morti” e ne stabilì il canone in 165 capitoli usato ancora oggi. Il museo crebbe ulteriormente d’importanza con la nomina a direttore di Ernesto Schiaparelli (cugino della celebre stilista Elsa) nel 1894. Egli comprese che non era più possibile acquistare singoli oggetti di provenienza dubbia o ignota, ma che bisognava studiarli e capirli nel contesto in cui erano stati creati. Schiaparelli ottenne grandi finanziamenti per promuovere 12 campagne di scavo della Missione Archeologica Italiana, a Giza, Assuan e nella Valle delle Regine, grazie alle quali giunsero in Italia reperti di eccezionale importanza. Ebbe, tra l’altro, un approccio molto moderno allo scavo, in quanto faceva fotografare sistematicamente ogni fase dei ritrovamenti (il museo conserva ben 14.000 lastre fotografiche di questo periodo!).

Una delle scoperte più sensazionali fu quella della tomba della regina Nefertari, moglie prediletta di Ramses II. Altro importante ritrovamento fu quello, a Dei el-Medina, del villaggio degli operai che lavoravano alla realizzazione delle tombe reali, scoperta che ha permesso di ricostruire quella che era l’organizzazione del lavoro e della vita di questi uomini. Altrettanto sensazionale fu il ritrovamento della tomba ancora inviolata dell’architetto Kha e della moglie Merit.

statue museo egizio di Torino

La visita del Museo Egizio

Il museo, ospitato nello storico Palazzo dell’Accademia delle Scienze, eretto nel XVII secolo dall’architetto Guarino Guarini, si sviluppa su quattro piani. La visita inizia dal piano interrato che è dedicato alla storia del museo. Ho apprezzato molto la scelta di ricreare le “sale storiche” allestite come erano nell’800, con alcune vetrine originali e i cartellini ancora scritti in bella calligrafia, affinché non vada perduta la memoria del percorso museografico e museologico dell’istituzione.

Dopo essere saliti per una lunga teoria di scale mobili, si arriva al secondo piano dove inizia il vero e proprio percorso museale: qui sono esposti reperti datati dal periodo predinastico al Nuovo Regno. Tra i pezzi forti la tela di Gebelin, il più antico esempio conosciuto di tessuto in lino dipinto, la tomba semirupestre di Iti e Neferu scoperta da Virginio Rosa, i cui affreschi furono staccati e portati a Torino e che è stata idealmente ricostruita col suo corridoio di 29 mt dove affacciavano le varie cappelle. Sullo sfondo dei pilastri del corridoio è possibile ammirare una gigantografia che riproduce lo stesso panorama visibile dalla tomba (In questo video del “Le passeggiate del Direttore” si parla di questa tomba).

letto museo egizio di Torino

Scendendo al primo piano, troviamo esposti i reperti ritrovati nel villaggio di Deir el-Medina dove risiedevano gli operai, i pittori, gli scultori addetti alla realizzazione delle tombe dei faraoni del Nuovo Regno nelle vicine Valli dei Re e delle Regine. I numerosissimi papiri rinvenuti qui hanno fornito importanti informazioni circa l’organizzazione del lavoro, l’economia e la società degli abitanti. Da Deir el-Medina provengono anche gli affreschi della cappella funeraria di Maia. Arriviamo poi alla tomba di Kha. La Missione italiana scopri casualmente nel 1906 il pozzo di accesso a questa tomba che conservava ancora intatto il corredo funerario di Kha, una sorta di architetto-direttore dei lavori e della moglie Merit. Nonostante l’eccezionalità del ritrovamento, fu concesso di portare in Italia quasi tutto il tesoro ed così oggi possiamo ammirare i sarcofagi di Kha, le sue tuniche e gli strumenti di lavoro, la maschera funeraria di Merit e la sua incredibile parrucca assieme al cofanetto dei suoi cosmetici.

Sarcofago

sarcofago museo egizio di Torino

Sempre su questo piano è possibile ammirare la galleria dei sarcofagi e qui sono esposti i pochi reperti tratti dalla tomba di Nefertari, trovata violata, tra i quali emoziona vedere i sandali usati dalla regina.

Si scende in fine al piano terra dove probabilmente c’è l’allestimento più scenografico di tutto il museo, ovvero la suggestiva Galleria dei re, curata del celebre scenografo Dante Ferretti. Qui sono esposte le grandi statue di alcuni tra i più illustri faraoni come Ramesse II, Sethi II, Tutmosi III, molte delle quali furono portate dall’Egitto dal Drovetti e una serie di statue della dea Sekhmet provenienti in maggioranza da Karnak.

statua colossale di faraone museo egizio di Torino
Il Tempio di Ellesiya che troviamo come perla finale della visita fu uno dei 4 donati dal governo egiziano ai paesi che più avevano contribuito al salvataggio dei templi rupestri di Abu Simbel e di quello di Phile. Certo, non è paragonabile al tempio di Dendur donato agli Stati Uniti ed esposto al Metropolitan Museum di New York, però fa sempre un certo effetto poterci entrare!
statua faraone museo egizio di Torino

Con questa visita, ho quasi completato il giro delle più importanti collezione museali di antichità  egizie nel mondo (Il Cairo, il Metropolitan Museum, il British Museum, il Louvre): mi manca Berlino e di vedere il rinnovato Museo del Cairo e sarà  fatta!

Per concludere, vorrei consigliare a chi è riuscito ad arrivare fino alla fine di questo lungo post e che quindi penso sia interessato all’argomento, di leggere i capitoli dedicati all’egittologia del grande classico dell’archeologia “Civiltà sepolte” del Ceram.

statua museo egizio di Torino

https://museoegizio.it