Parlando degli edifici in stile art nouveau che è possibile ammirare passeggiando per Bruxelles, avevo menzionato il Museo degli Strumenti musicali, o MIM situato in centro città nella bellissima antica sede dei magazzini Old England, istituzione che merita una visita.
La storia del Museo degli Strumenti musicali
Il Museo fu fondato nel 1877 e grazie al numero (circa 10.000) e alla varietà degli oggetti che conserva è considerato uno dei musei del suo genere più importanti al mondo. Nacque in collegamento al Reale Conservatorio di Musica (per permettere agli studenti che lo frequentavano di conoscere antichi strumenti), dall’unione di due importanti collezioni: quella del musicologo François-Joseph Fétis, primo direttore del Conservatorio, e quella del Rajah Sourindro Mohun Tagore, donata al re Leopold II.
Le raccolte del MIM crebbero notevolmente grazie al suo primo curatore, Victor-Charles Mahillon, che creò un laboratorio dove restaurare gli oggetti rovinati e copiare pezzi di altre collezioni. Fu lui a catalogare il patrimonio del museo e il suo saggio sul metodo di classificazione degli strumenti antichi e moderni è alla base di quello utilizzato ancora oggi. Grazie ai suoi contatti con diplomatici belgi di sede all’estero riuscì ad ottenere pezzi provenienti da paesi lontani.
Dal 1992 il MIM fa parte dei Reali Musei di Arte e Storia, in quanto è stato riconosciuto il carattere scientifico delle sue attività.
Appena creato, il museo era custodito in un annesso del Conservatorio e successivamente si spostò in un’ampia casa nell’elegante quartiere del Sablon: ma la collezione cresceva velocemente tanto che negli anni ’70 gli oggetti erano dislocati in almeno 15 edifici! Una soluzione definitiva era necessaria. Finalmente nel 1978 i due edifici del negozio Old England furono acquistati per ospitare l’esposizione e gli uffici amministrativi. Le due costruzioni, seppur adiacenti, sono completamente diverse per stile architettonico: da una parte un edificio neoclassico costruito nel 1774, dall’altra uno dei gioielli dell’art nouveau di Bruxelles, creato nel 1899 dall’architetto Paul Saintenoy, fortemente influenzato dallo stile del più celebre Victor Horta. In più, un terzo edificio venne costruito come deposito. Nel 1998 il MIM prese ufficialmente possesso della nuova sede che aprì nel giugno 2000.
La visita al Museo degli Strumenti musicali di Bruxelles
Il Museo si snoda su 4 livelli e presenta circa 90 sezioni tematiche raggruppate in 4 grandi temi:
Storia degli strumenti musicali in Europa – In questa sezione sono in mostra oggetti della musica europea che vanno dal tardo Medioevo al Rinascimento fino alla fine del 19 secolo.
Tastiere
Strumenti tradizionali – Questo è uno dei settori preferiti dai visitatori: si parte dalle tradizioni europee per conoscere quelle mondiali per scoprire, per esempio, che non solo gli Scozzesi utilizzano strumenti simili alla cornamusa, o che i monaci tibetani utilizzano le ossa dei morti per creare strumenti musicali!
Musicus Mechanicus – Qui è esposta una selezione di strumenti meccanici, elettrici ed elettronici.
La cosa interessante di questo museo è che, grazie all’audioguida fornita per la visita, è possibile ascoltare il suono di ogni strumento!! Al tempo stesso è possibile ammirare il design art nouveau degli interni. Peccato solo che al momento il bellissimo ristorante posto all’ultimo piano sia chiuso per restauri.
Per tutte le info => www.mim.be/en
Sono stata a Bruxelles tanti anni fa, avevo 18 anni, e questo museo mi è proprio sfuggito. Non sapevo nemmeno della sua esistenza a dire la verità!
Mi sembra proprio un luogo culturale interessante, ricco di strumenti particolari, mi ricorda per certi versi una parte del Museo Ala Ponzone di Cremona, lo conosci?
Purtroppo no, ma mi ricordo che lessi il tuo articolo su quel museo
Bruxelles mi ha stupito per la sua vitalità e le sue lunghe notti. Non ho però visitato questo museo, che sembra bello e molto interessante. Sarà un buon motivo per ritornare!
Molto curioso questo museo. Sono andata a Bruxelles in estate e ho preferito tour all’aperto ma la prossima volta non me lo lascio scappare