Il 2023 è stato dichiarato a Bruxelles l’anno dell’Art Nouveau e il BANAD – Brussels Art Nouveau & Art Deco – Festival s’iscrive nel quadro degli eventi in programma per questa ricorrenza. Nei tre fine settimana che vanno dall’11 al 26 marzo, il festival organizza visite guidate in luoghi generalmente chiusi al pubblico, oltre a conferenze, walking tours e concerti. Il BANAD Festival è organizzato da Explore.Brussels, un gruppo di associazioni (ARAU, Arkadia, Brussels Chatterguides e Pro Velo) che organizzano visite guidate in città. Avendo già ammirato alcuni degli edifici creati da Victor Horta e dagli altri architetti dell’epoca, non ho voluto perdere l’occasione di visitare luoghi generalemente chiusi al pubblico, grazie anche alla collaborazione con BANAD e Be Culture.
Bruxelles culla dell’Art Nouveau
Il movimento artistico Art Nouveau fece la sua apparizione proprio nella capitale belga intorno al 1890 per poi diffondersi in Francia e in tutta Europa: era una reazione allo stile accademico e si basava sull’uso di nuovi materiali come il ferro e il vetro per aprire gli spazi interni degli edifici e far entrare una maggior quantità di luce e sul prendere ispirazione dal mondo vegetale. I primi fautori del nuovo stile non si limitavano a progettare le architetture, ma anche gli elementi di arredo, oggetti decorativi e persino vestiti. Alcuni quartieri di Bruxelles come Ixelles e Saint-Gilles sorsero proprio negli anni in cui l’Art Nouveau si stava diffondendo ed ospitano tuttora molti esempi di edifici realizzati secondo questo stile. Con l’arrivo del nuovo secolo, si passò a forme più lineari e formali e l’Art Nouveau cedette il passo all’Art Decò.
Le mie visite durante il BANAD Festival
Autrique House – Questa casa non era inserita nel programma del festival, dato che è sempre aperta al pubblico, ma ho voluto visitarla in quanto è stata la prima casa costruita da Victor Horta nel 1893 per l’amico Eugène Autrique, un ingegnere appartenente alla massoneria come lui, e rappresenta l’anello di congiunzione tra l’architettura privata tradizionale e l’emergente Art Nouveau. A causa del budget ridotto a disposizione, la famiglia voleva una casa semplice e confortevole e per questo Horta non creò, come usava fare, molti dettagli di design, anche se sono presenti già alcuni caratteri tipici della sua architettura come i pilastri in ferro, le finestre dai vetri colorati, i mosaici e gli elementi decorativi floreali. Per la facciata Horta utilizzò marmo bianco al posto dei mattoni che Autrique avrebbe potuto permettersi perchè chiese come pagamento solo una piccola somma per questo progetto, e vi si trovano vari dettagli che rimandano all’appartenenza alla massoneria. La casa si trova nel quartiere di Schaarbeek.
Fino a fine anno, il museo ospiterà una mostra delle opere di Privat Livemont, uno dei maggiori disegnatori dell’epoca, nativo proprio del quartiere, divenuto celebre per i suoi meravigliosi posters. Per info =>autrique.be/it/
Villa Pelseneer – Esternamente questa casa si discosta dalle linee tipiche dell’Art Nouveau in quanto assomiglia a uno chalet di montagna: all’epoca, il 1910, la zona in cui sorge, UCCLE, era molto verde e poco edificata e questo può spiegare l’aspetto curioso dell’abitazione. Il proprietario Edouard Pelseneer era un architetto e costruì la casa per se stesso come abitazione e studio: era figlio dell’ebanista Henri Pelseneer che lavorò con Horta, e all’interno la presenza del legno è molto massiccia, basti pensare che ci sono 82 porte! Edouard e sua moglie vissero qui separati in casa, dividendosi nettamente gli ambienti così da non incontrarsi: per esempio, la moglie mangiava nella sala da pranzo mentre lui rimaneva al piano superiore e il cibo gli veniva portato tramite un montacarichi che permetteva di tenere in caldo il pasto. Pelseneer progettò anche l’hôtel Les Hiboux e parte dell’attuale mobilio proviene proprio da quell’edificio. Lo studio dell’architetto divenne poi lo studio di un medico e questo salvò la villa dalla distruzione (intorno agli anni ’50-’60 l’Art Nouveau non era quotata come ora e molte case vennero demolite per far posto ad edifici in stile più moderno): furono proprio i pazienti del medico a far partire la richiesta di salvaguardia. Attualmente Villa Pelseneer è di proprietà di un avvocato (che abbiamo incontrato durante la visita) che se ne prende amorevolmente cura.
Maison Vizzavona – Come Villa Pelseneer, anche casa Vizzavona è di proprietà privata e la famiglia che l’ha acquistata nel 1986 ne ha curato il restauro negli anni. Prende il nome dall’architetto francese Paul Vizzavona che fu allievo di Charles Garnier (quello dell’Opéra di Parigi). Arrivato a Bruxelles a 23 anni, a 26 iniziò a lavorare con Victor Horta, che qualche anno dopo lo citò in giudizio per plagio. Tra i circa 20 progetti realizzati in città, il più famoso è hôtel Vandenbroeck.

L’hôtel Vandenbroeck
Vizzovona ha posto la sua firma in modo originale sulla porta d’ingresso!
Data che è una residenza privata, non è stato possibile visitare tutti gli ambienti, anche perchè i due piani più alti sono affittati.
Uno degli elementi tipici delle architetture di questo periodo è la presenza di lucernari in vetro colorato per permettere la maggior illuminazione naturale possibile.
Le vere chicche di queste giornate sono stati tre edifici, due dei quali giustamente sono entrati nella lista dei siti Patrimonio mondiale UNESCO e per la loro bellezza meritano degli articoli a parte: sto parlando degli Hôtel Solvay e Max Hallet, capolavori di Victor Horta e di Villa Empain, mirabile esempio di architettura Art Decò.
Hôtel Solvay fu realizzato a partire del 1894 per Armand Solvay, erede dell’industriale che creò il carbonato di sodio: per questo progetto Horta ebbe a disposizione un budget illimitato e questo è il risultato! La bellezza di questo luogo toglie quasi il fiato e giustamente è protetta dall’UNESCO. Il palazzo è aperto alle visite un paio di giorni alla settimana, ma bisogna prenotare con molto anticipo.

Hôtel Solvay ph. Visit Brussel
L’hôtel Max Hallet fu costruito tra il 1902 e il 1905 sulla prestigiosa Avenue Louise. L’edificio risale ad una fase del lavoro di Horta in cui tornò ad uno stile più contenuto e sobrio ed è uno dei pochi ad aver subito poche alterazioni nel corso del tempo. Horta lo progettò come residenza privata per il suo amico Max Hallet, un avvocato e uomo politico, prima legato al partito liberale, poi al partito belga dei lavoratori, affinché potesse ricevervi amici e clienti. Cronologicamente la casa si inserisce tra l’Hôtel Tassel, il primo edificio importante di Horta e l’hôtel Solvay: rispetto a questi due capolavori, questa abitazione viene giudicata modesta, ma probabilmente fu proprio Hallet, vista la sua posizione politica, a voler mantenere un profilo basso. Nella sua semplicità (?) nulla è lasciato al caso. La facciata esterna sale dal marciapiede leggermente incurvata, quasi come un albero che s’innalza dal terreno, e un balcone gira tutto intorno alla facciata, accentuandone le linee orizzontali e l’ampiezza.
Gli interni sono nettamente divisi tra parte pubblica al pianterreno, dove vi era anche l’ufficio di Hallet, quella privata e quella dei servizi, al piano interrato. Per venire incontro alla passione per le piante di Madame Hallet, l’architetto progettò uno spettacolare giardino d’inverno (elemento sempre presente nei suoi edifici, così come i lucernari) formato da 3 splendide vetrate a forma di grandi nicchie: per innaffiare e per i servizi igienici venne creato un sistema di raccolta di acqua piovana per rifornire il primo piano, così da non doverla trasportare dalla cucina, situata al piano interrato. La passione per il giardinaggio della signora Hallet viene indicata anche dalla decorazione delle pareti che rappresentano rose in boccio.

Ph. Voituron, Banad.Brussels
Qualche dettaglio delle decorazioni della casa: le tessere dei mosaici pavimentali sono state tagliate a mano, tra i vari materiali è stato utilizzato anche il marmo rosa di Verona; la carta da parati è stata dipinta a mano (è ancora quella originale), per non rovinarla i quadri erano appesi a delle barre metalliche orizzontali; i vetri colorati delle finestre avevano la superficie ondulata in modo da riflettere la luce in varie direzioni; le grate metalliche che decoravano le porte si potevano sfilare in modo da poter pulire bene i vetri retrostanti! All’ultimo piano dell’abitazione, c’è una balconata dove sedeva l’orchestra in occasione di feste e ricevimenti, alla faccia del basso profilo!
La casa è di proprietà privata ed attualmente è abbellita da numerose opere di arte contemporanea: circa una volta al mese, il proprietario conduce delle visite guidate.
Lo stile architettonico cambia completamente a Villa Empain, costruita a pochi anni di distanza, agli inizi degli anni ’30!
Questa villa fu progettata dall’architetto Michel Polak per il ricchissimo barone Louis Empain, erede di un impero industriale costruito dal padre Édouard, che a quanto pare forse ci visse solo un anno: dopo il passaggio per vari proprietari, stava andando in rovina e fortunatamente è stata acquistata e perfettamente restaurata dalla Boghossian Foundation per farne un Centro per l’arte e il dialogo tra le culture dell’Oriente e dell’Occidente ed è aperta al pubblico. Anche questo edificio è entrato nella lista dei siti Patrimonio Universale UNESCO.
Il mio sentito ringraziamento va a BANAD e alle bravissime guide che mi hanno permesso di conoscere questi luoghi magici.
Ph. copertina Voituron via banad.brussels
Sbavo come un cagnone. Mi asciugo un attimo e poi tengo da parte la bava (e l’idea) per il prossimo anno.
Grazie mille di avermi fatto conoscere il sito del BANAD che non conoscevo assolutamente e che mi ha entusiasmata subito!
L’art nouveau è una delle mie correnti artistiche preferite, se non la preferita in assoluto, per cui questo festival sarebbe la manna per me! Non ne sapevo nulla, quindi ti ringrazio per quest’articolo che me lo ha fatto conoscere. Quando sono stata in Belgio, anni fa, ho speso una piccola fortuna per visitare gli edifici di Horta… ma ne è valsa assolutamente la pena, ne ho ancora adesso bellissimi ricordi!
Le case progettate da Horta sono un qualcosa di meraviglioso, che vale la spesa!
Mi piace moltissimo questo stile architettonico e ne cerco sempre le tracce nelle città che visito. Non sapevo dell’esistenza di questo festival… molto interessante!
Una delle mie correnti preferite soprattutto se si parla di grafica e architettura. Uno stile che ha preso piede in Europa ma anche negli States e si è modificato nel tempo arrivando ad essere il “padre” del modernismo. Con la storia dell’arte sfondi una porta aperta con me, starei ore a parlarne; è stato un piacere leggere il tuo artico Marina!
Grazie Lara!
Amo profondamente l’art nouveau e mi piacerebbe tantissimo poter partecipare a questo festival per ammirare arredi, architetture e viste affascinanti! Non conoscevo questo evento quindi mi sono salvata l’articolo, sperando che sia riproposto!
Il BANAD si tiene ogni anno, ed organizzano anche altre manifestazioni