C’è un luogo di Roma che negli ultimi mesi è balzato agli onori delle cronache di tutto il mondo: è il Casino Ludovisi, detto anche dell’Aurora, uno dei pochi edifici scampati alla distruzione della seicentesca Villa Ludovisi, una delle più spettacolari della città. Chiuso al pubblico in quanto proprietà privata, ebbi la grande fortuna di visitarlo con l’Università molti anni fa e avrei dovuto vederlo di nuovo in questi giorni, grazie alla sua apertura al pubblico in occasione delle Giornate di Primavera FAI, ma purtroppo l’evento è stato annullato all’ultimo minuto per questioni legate alla successione ereditaria della proprietà. In seguito ad una disputa legale tra gli eredi del Principe Boncompagni Ludovisi, il Casino è stato messo in vendita e il suo destino è incerto, non si sa se sarà acquistato da un privato (molto, ma molto) facoltoso o dallo Stato italiano. Ma di questo parleremo più tardi, ora ripercorriamo la sua storia.
Il quartiere Ludovisi
Il quartiere Ludovisi di Roma, sorto dalla lottizzazione della Villa Ludovisi, occupa quella che era la VI Regione augustea: era considerata una zona periferica che alla fine dell’età repubblicana cominciò a popolarsi di ville come quella di Lucullo e di Giulio Cesare. Gli Horti di Cesare vennero acquistati da uno dei suoi più cari amici, lo storico Sallustio prendendo da lui il nome di Horti Sallustiani. Queste celebri ville andarono distrutte durante l’invasione di Alarico nel 410 D.C. e la zona rimase per secoli abbandonata. Grazie alla sua posizione privilegiata, ai panorami che si potevano ammirare, alla presenza di molti resti archeologici tornò ad essere valorizzata dagli interventi realizzati sulle mura cittadine che ne permettevano la difesa e cominciò a ripopolarsi anche grazie al restauro degli acquedotti voluto da papa Sisto V a fine ‘500.
In una pianta di Roma del 1577 già compare il futuro Casino dell’Aurora con la denominazione di “Vi di Cechino del Nero” in quanto di proprietà del Card. Francesco del Nero, tesoriere di Clemente VII che cedette la vigna contenente il villino al Cardinal Del Monte in cambio di un vitalizio nel novembre 1596.

Ph. courtesy of Carlo Cusin-FAI
La proprietà Del Monte
Il Cardinale Francesco Maria Del Monte fu un grande sostenitore delle arti e delle scienze: amico di Galileo Galilei, sono ben noti i suoi interessi per la meccanica, l’alchimia e la musica. Fu uno dei primi protettori di Caravaggio, che ospitò nella sua residenza di Palazzo Madama ed introdusse nell’ambiente culturale romano. Fu proprio lui a commissionare al Merisi nel 1597 la celebre pittura presente nel Casino, l’unico dipinto murale conosciuto di Caravaggio, che decora la volta di un piccolo gabinetto chimico al primo piano.
L’unica pittura murale conosciuta di Caravaggio
Il dipinto (non è un affresco, ma una pittura ad olio!) si conserva in una saletta al secondo piano utilizzata come gabinetto chimico-alchemico dal Del Monte. Vi sono rappresentati gli elementi della triade alchemica – Aria-Zolfo (Giove con aquila), Acqua-Mercurio (Nettuno col cavallo marino), Terra-Sale (Plutone e Cerbero) con al centro l’Universo con segni zodiacali (probabilmente alludenti all’oroscopo personale del cardinale) e rappresenta un’allegoria dell’alchimia, con la trasformazione alchemica dallo stato solido (la terra) allo stato liquido (l’acqua) a quello aereo (l’aria) sino ad ottenere la pietra filosofale, raffigurata dal cosmo.
Come scrive lo storico dell’arte Maurizio Calvesi, una delle massime autorità riguardo Caravaggio “le tre divinità …. rappresentano le transizioni della materia da un elemento o forma aggregativi all’altro, e i loro movimentati atteggiamenti alludono al concitato divenire della trasmutazione”, raffigurando altresì la “trilogia cosmica del Genesi, la separazione della luce dalle tenebre, del cielo dalle acque e delle acque dalla terra”.
Per realizzare questa opera, che mostra un meraviglioso scorcio da sotto in sù, Caravaggio prese se stesso a modello salendo sopra un grande specchio e creando in pratica tre autoritratti a figura intera: anche Cerbero sarebbe il ritratto di Cornacchia, il cane del pittore.
La nascita della Villa Ludovisi
Il bolognese Alessandro Ludovisi fu eletto papa il 9 febbraio 1622, con il nome di Gregorio XV. Suo nipote Ludovico, creato cardinale solo 6 giorni dopo, nello stesso anno comprò la vigna di Francesco del Nero, dando così inizio a quella che sarà la futura Villa Ludovisi grazie all’acquisto dei terreni circostanti (anche se definita vigna, la villa di del Nero era una dimora di gran pregio riccamente decorata con un giardino ben organizzato) e iniziando al tempo stesso una strepitosa collezione d’arte. Dai documenti si legge che la villa si estendeva per 19 ettari e venne comprata per una spesa totale di 56.825 scudi.
Il cardinale Ludovisi scelse di valorizzare la sua nuova dimora chiamando prima di tutto artisti bolognesi per decorarla e avviando la raccolta di antichità da collocare nel giardino. Nell’estate 1622 Federico Cesi donò a Ludovisi la sua importante collezione di sculture antiche, e venne acquisita parte della collezione Altemps mentre furono rinvenuti nei lavori di scavo capolavori della statuaria antica come il Galata suicida e il Galata morente (fortunatamente il nucleo più rilevante della raccolta di sculture antiche fu acquistato dallo Stato italiano ed è esposto nella sede di Palazzo Altemps del Museo Nazionale Romano).
Contemporaneamente Ludovico ampliò la cospicua collezione di dipinti donatagli dallo zio, che comprendeva opere di Tiziano, Giovanni Bellini, Guercino, Guido Reni, Ludovico Carracci e Domenichino e ricevette in dono da Scipione Borghese (che lo aveva preceduto nel ruolo di cardinal nipote) il celebre Ratto di Proserpina del Bernini. A restaurare i marmi antichi vennero chiamati artisti del calibro di Bernini ed Algardi, ma ovviamente il nipote del papa poteva permettersi il meglio!
Successivamente la proprietà fu ulteriormente ampliata con l’acquisizione della vicina Villa Orsini.

Mappa del giardino della villa (Giovanni Battista Falda 1683)
Il Casino dell’Aurora Ludovisi
Come ho già scritto, il Casino era uno dei tre edifici facenti parte del primo nucleo della villa. In origine, il villino presentava una pianta a croce greca, composta al piano terra da una sala centrale e quattro sale nei bracci, con una scala a chiocciola che portava al primo piano, identico al pianterreno, mentre una torretta, costituita da una sala quadrata fiancheggiata da due terrazze completava la costruzione che venne ampliata nel 1858 con l’aggiunta di avancorpi alle quattro testate dell’edificio.

Pianta del Casino con le aggiunte ottocentesche
L’antico palazzo Orsini, ossia “Palazzo Grande”, finì inglobato nel nuovo edificio che Rodolfo Boncompagni-Ludovisi fece ricostruire da Gaetano Koch fra il 1880 ed il 1890, l’odierno Palazzo Margherita, ora parte dell’Ambasciata americana.
Tra le stanze al pianterreno la più celebre è la Stanza dell’Aurora, che da il nome al complesso, mai modificata dal 1622, abbellita dalla meravigliosa volta dipinta a tempera del Guercino nel 1621 che rappresenta Aurora che avanza sul carro trainato da due cavalli pezzati mentre la notte fugge dinanzi a lei. La dea si lascia alle spalle l’anziano marito Titone e preceduta dalle Ore annuncia il sorgere di un nuovo giorno mentre un genio la incorona ed un altro, sul carro, sparge fiori tutt’intorno. Nelle lunette laterali sono rappresentate l’allegoria del Giorno e della Notte secondo l’ iconografia tratta da Cesare Ripa.
Nella Sala del Camino, si possono ammirare sulla volta 4 paesaggi di Paul Brill, Domenichino, Guercino e Giovanni Battista Viola mentre la centrale ‘Danza di putti‘ è attribuita ad Antonio Circignani.

Ph. courtesy of Carlo Cusin-FAI
La distruzione della Villa Ludovisi
Alla morte del Cardinale nel 1632 la villa passò ai suoi eredi e per un certo periodo i Gesuiti ne vennero in possesso, restituendola alla famiglia nel 1700. Per anni la villa fu abbandonata e ricominciò ad essere abitata solo dal 1815.

C. Vernet Il parco di Villa Ludovisi
Luigi Boncompagni Ludovisi, Principe di Piombino, provvide a condurre un’opera di tutela delle sculture presenti nel parco su indicazione di Antonio Canova che fu il nume tutelare della villa: era proprio il celebre scultore ad accompagnare i visitatori illustri e a svolgere il ruolo di consulente della famiglia per le opere d’arte.
Nel 1872 fu affittata al re Vittorio Emanuele II come residenza per la moglie morganatica, la celebre “bella Rosina”.
Celebri artisti come Goethe, Stendhal, Gogol riferirono circa la bellezza e la grandezza dei giardini, ma anche della difficoltà di visitare la villa, aperta solo un giorno alla settimana. «Non c’è nulla di meglio a Roma, e forse nulla di così bello», scriveva nel 1883 Henry James.
Purtroppo nel 1883 il principe Boncompagni Ludovisi decise di lottizzare la proprietà che aveva una superficie di circa 247.000 mq vendendone la maggior parte alla Società Generale Immobiliare e tenendone una parte da vedere in proprio: questo portò alla distruzione quasi completa della villa e del giardino e alla nascita dell’attuale quartiere Ludovisi. I lotti nelle migliori posizioni furono rapidamente acquistati e il Comune di Roma provvide a controllare l’esecuzione di vie di comunicazione importanti come le attuali via Boncompagni, via Veneto e via di San Basilio nell’intento di valorizzare il quartiere, creato pensando ad un raffinato pubblico alto borghese.
La vendita del Casino
Alla morte del Principe Nicolò Boncompagni-Ludovisi nel 2018 si è aperta una disputa sull’eredità che vede da una parte l’ultima moglie Rita Jenrette e dall’altra i figli di primo letto Bante Maria, Ignazio Maria e Francesco Maria. La lite è proseguita tra carte bollate e pignoramenti che però nessuno può riscattare ed è per questo motivo che il Tribunale ha disposto la messa in vendita dell’edificio. Il 18 gennaio 2022 si è svolta la prima asta, andata deserta, che aveva come base 471 milioni di euro.

Ph courtesy of Carlo Cusin-FAI
Questa cifra deriva dalla valutazione fatta dal Prof. Alessandro Zuccari, che ha motivato così la sua stima:”Le pitture murali del Guercino sono state confrontate con “La toeletta di Venere”, un olio su tela dello stesso periodo e della medesima qualità – passato in asta da Sotheby’s nel 2002. Tenendo conto che la Toeletta di Venere misura poco meno di 3 mq […], se ne ricava un valore al mq di €664.964,94. In base a questa cifra si può determinare la stima dei dipinti murali nelle tre sale in cui ha operato Guercino”. In pratica, la volta della Sala dell’Aurora è valutata oltre €52 milioni, quella della Sala della Fama circa €37 milioni e la Stanza dei Paesaggi vale €30,9 milioni. Per quanto riguarda il lavoro di Caravaggio Zuccari scrive: “Andrebbe considerata come opera inestimabile, trattandosi dell’unico dipinto murale di uno dei più grandi pittori dell’età moderna, tuttavia, dovendo formulare una stima, si può procedere per via analogica, facendo riferimento alla tela Giuditta che decapita Oloferne scoperta di recente a Tolosa” messa all’asta per 150 milioni di sterline, ma ceduta in una trattativa privata: in soldoni, la stima è stata di 310.800.000 di euro!!
La Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma ha richiesto che l’acquirente si faccia carico del restauro dei beni architettonici ed artistici, con la demolizione di alcune tramezzature, il rifacimento degli impianti, il ripristino delle finiture dell’intero immobile, con interventi per un valore complessivo di circa 11 milioni di euro. Una seconda asta è prevista per gli inizi di aprile, con un ribasso del 20% e il Mibac avra’ 60 giorni per esercitare il suo diritto di prelazione dopo la presentazione di un’offerta d’acquisto da parte di un privato.
Onestamente non saprei dire quale sarebbe la soluzione migliore per il Casino dell’Aurora Ludovisi, se rimanere in mano privata o essere acquistato dallo stato, ma qualunque sarà il suo futuro c’è solo d’augurarsi che possa rimanere salvaguardato e valorizzato.
In questo video pubblicato dal quotidiano La Repubblica la principessa Boncompagni-Ludovisi parla della villa.
(Dove non specificato, le foto sono tratte da Wikicommons).
Roma è una città che sa sempre come sorprendere. Ci vorrebbe una vita per vederla tutta. Grazie per averci guidato in questo luogo magico
Esatto, io sono romana e ancora non la conosco tutta!