Il mio soggiorno a Dublino è stato pieno di visite interessanti, che mi hanno fatto conoscere meglio la storia della città e del paese: dopo la casa-museo di 14 Henrietta St. e la Kilmainham Gaol, non potevo certo mancare di vedere EPIC, il Museo dell’emigrazione irlandese, che mi è piaciuto tantissimo.

La storia del museo Epic

Il museo è ospitato all’interno del CHQ Building, un Grade I listed building ossia un edificio classificato d’interesse eccezionale situato sul Custom House Quay, nella zona dei Docks. Noto anche come Stack A o Tobacco Store, fu costruito tra il 1817 e il 1820 per immagazzinare carichi di tabacco, tè e liquori, ed è divenuto famoso perché nel 1856 ospitò il Crimean War Banquet,  che celebrava il ritorno a casa di 3000 soldati irlandesi. L’antica struttura in mattoni è ora coperta da un tetto in ardesia sorretto da una struttura in ferro ideata da Peter Rice, l’ingegnere strutturale che ha creato anche l’Opera House di Sidney, il Centro Pompidou e la Piramide del Louvre a Parigi, cofondatore dell’Atelier Piano & Rice insieme a Renzo Piano. L’edificio si affaccia sul fiume Liffey, che è stato il punto di partenza delle tante persone che sono fuggite dall’Irlanda al tempo della carestia, posizione perfetta quindi dove collocare un museo dell’emigrazione.

Ph. tratta dal sito https://chq.ie

Nel 2013 Neville Isdell, ex Presidente e CEO di Coca-Cola, ha acquistato il CHQ Building. Isdell, che aveva lasciato l’Irlanda del Nord a 10 anni e per lavoro ha viaggiato e vissuto in tutto il mondo, ha creduto che valesse la pena raccontare la storia e l’unicità degli irlandesi e l’importanza che gli emigrati di questo paese hanno avuto nel mondo e così ha accettato di finanziare EPIC e di ospitarlo nel CHQ Building.

Inaugurato dall’ex presidente irlandese Mary Robinson nel maggio 2016, EPIC è stato votato come principale attrazione turistica d’Europa nel 2019, 2020 e 2021 ai World Travel Awards.

La visita del museo EPIC

Scese le scale per accedere al piano interrato voltato dove si sviluppa il museo, un ordinato mucchio di valigie accoglie subito il visitatore al quale viene posta una domanda – Riusciresti a far entrare tutta la tua vita qui dentro? – che mi ha fatto riflettere perché non riguarda solo il passato, ma purtroppo è una scelta ancora attualissima per le troppe persone che scappano dalla fame o dalla guerra.

Neville Isdell in persona (o meglio in video) dà poi il benvenuto al visitatore, al quale successivamente viene rilasciato un passaporto da timbrare in ognuna delle sezioni del museo che sono 20, ospitate nei suggestivi ambienti voltati del CHQ Building.

Il percorso inizia parlando dei modi e dei motivi che fecero abbandonare l’Irlanda a milioni di persone: in Leaving the island si trova una spettacolare installazione che mostra tutti i mezzi di trasporto utilizzati per lasciare l’isola negli ultimi 1500 anni, dalle prime barche utilizzate dai monaci per portare la dottrina cristiana all’estero alle navi che nel 18°secolo, con un viaggio di 5 mesi, trasportavano i galeotti in Australia fino alle cosiddette navi-bara, quelle che portavano in America i poveri emigranti che scappavano dalla fame, definite così perchè spesso erano bagnarole stipate di persone, ad alto rischio di affondamento (ricorda qualcosa vero?).

In Arriving in a new world si rievoca l’arrivo nel Nuovo mondo e si scopre che la prima persona a passare i controlli dell’emigrazione ad Ellis Island fu una ragazza irlandese di 17 anni, Annie Moore. Chissà quante speranze e quanti timori aveva e quale fu la sua sorte.

Nella sezione State and Society si parla delle leggi oppressive che dalla fine del 17° secolo il governo inglese approvò contro la popolazione cattolica: i cattolici non potevano votare, avere cariche pubbliche e neanche andare a scuola, i proprietari terrieri videro le loro terre confiscate, erano insomma cittadini di serie B e questo clima oppressivo portò tante persone a lasciare volontariamente il paese, mentre molte altre, come i bambini orfani o i galeotti vennero deportati soprattutto in Australia. Fino a non troppo tempo fa anche l’omosessualità era condannata, anche se poi l’Irlanda è stato il primo paese al mondo a permettere i matrimoni tra persone dello stesso sesso.

Ma gli irlandesi non hanno lasciato la loro isola solo per sfuggire alla fame e alle persecuzioni religiose, ma anche per motivi più nobili, così come hanno fatto missionari, come San Colombano, insegnanti, infermieri e medici o scopi più tristi come i tanti soldati che dovettero andare a combattere all’estero.

Esaminati i tanti motivi che hanno portato gli irlandesi ad emigrare, il museo passa ad elencare tutti i campi nei quali questo popolo ha lasciato un segno importante e si viene così a parlare di sport, scienza, arte e cultura scoprendo davvero tantissime cose!

Avete mai sentito parlare di “sport gaelici”? Io no, ma ho imparato che sono sport tradizionali giocati in Irlanda: i più importanti sono il calcio gaelico (un incrocio tra calcio e rugby), l’hurling (una specie di hockey su prato) e la pallamano gaelica e generazioni di emigranti li hanno fatti diffondere in tutto il mondo.

Nel campo scientifico, sono tanti i personaggi originari dell’isola verde che hanno contribuito allo sviluppo della conoscenza umana….

                  

….. Per non parlare delle grandi personalità che si sono distinte in campo artistico!

Alcuni degli scrittori più famosi del mondo sono infatti irlandesi: basti pensare che il paese vanta ben  4 premi Nobel per la letteratura: William Butler Yeats, George Bernard Shaw, Samuel Beckett e Seamus Heaney. L’ideale biblioteca ricreata nel museo è formata dalle opere più celebri di autori irlandesi.

E non possiamo non nominare Oscar Wilde!

La musica è probabilmente il contributo più importante che l’Irlanda ha dato al mondo. La musica tradizionale di questo paese ha fatto sentire la sua influenza su altre forme musicali come ad esempio la country music americana.

La danza tradizionale irlandese è diretta genitrice del tip-tap e qui al museo è possibile imparare qualche passo!

Stupisce scoprire che Rihanna, i fratelli Gallagher ed Elvis Costello hanno tutti discendenze Irish.

Ma la creatività irlandese non si ferma alla musica e al ballo: in Creating and Designing, si celebrano tra gli altri il celebre pittore Francis Bacon e il “cappellaio matto” Philip Tracey.

Innumerevoli sono i personaggi divenuti famosi nel mondo del cinema: un nome per tutti Peter O’Toole.

Tutte le sezioni del museo sono corredate da video e touch screens che aiutano ad approfondire gli argomenti preferiti. Per un ideale completamento della visita al museo, consiglio di seguire le visite guidate a bordo della Jeanie Johnston, una delle navi che trasportarono emigranti negli Stati Uniti posizionata a poca distanza da EPIC (è disponibile il biglietto combinato). Vicinissimo al museo c’è anche il Famine Memorial, uno dei due gruppi di statue che a Dublino ricordano il periodo buio della grande fame.

Per tutte le info => epicchq

(Un sentito ringraziamento va all’ufficio stampa di EPIC per la gentile offerta del biglietto gratuito per la visita).