Nel ghetto di Roma vi è una piccola piazza che si chiama Piazza delle cinque scole: l’ho frequentata per anni per lavoro, ma solo recentemente, durante il blogtour alla scoperta del ghetto organizzato dalle Travel Blogger Italiane, ho scoperto a cosa si riferisce questa intitolazione.

Le cinque Scole di Roma

Le cinque Scole erano le antiche sinagoghe di Roma, in ognuna delle quali si seguiva il rito tradizionale delle principali regioni di provenienza degli ebrei della città.

Le Scole Catalana e Castigliana erano quelle di chi era arrivato dalla Spagna a seguito  delle persecuzioni del 1492, la Scola Siciliana era per chi proveniva dalla Sicilia, le altre due, la Scola Tempio e la Scola Nova erano quelle utilizzate dagli ebrei già presenti in città. Vi erano anche sinagoghe minori, come quella francese e aragonese, che furono aggregate alle maggiori. È stato  recentemente scoperto che esisteva anche una sesta Scola, la Portaleone, chiusa quando venne creato il ghetto e poi riaperta, collocata nel cosiddetto “Ghettarello”.

Il palazzo delle cinque Scole

La comunità ebraica di Roma era già stabilmente insediata in città tra il II e il I secolo A.C. L’ebraismo era una delle tante religioni che convivevano in quel mix di culture e di popoli che costituiva l’Impero e l’atteggiamento dei romani nei confronti degli ebrei era in generale tollerante.   Al tempo di Augusto si contavano già dodici templi, ma le cose cambiarono con la conversione di Costantino nel 312 e con l’Editto di Milano che fece del cristianesimo la religione ufficiale dell’Impero, dopo il quale gli ebrei rimasero in pratica l’unico gruppo non cristiano.

Il ghetto di Roma è tra i più antichi ghetti del mondo essendo sorto 40 anni dopo quello di Venezia che fu il primo. Fu istituito il 14 luglio 1555 con la bolla Cum nimis absurdum di Papa Paolo IV, che tra i vari provvedimenti prevedeva che gli ebrei dovessero vivere in un quartiere separato e munito di portoni, non avere più di una sinagoga, vendere tutti i beni immobili posseduti, non tenere servitù cristiana, portare un segno distintivo, praticare il prestito a un tasso imposto e il mestiere di stracciaioli. Per raggirare la prescrizione che impediva di avere più di una sinagoga, le cinque Scole si trovavano tutte nello stesso edificio, che dava sulla piazza più importante del ghetto.

Nel 1848, papa Pio IX ordinò di abbattere il muro che circondava il ghetto: durante i gloriosi mesi della Repubblica Romana del 1849, la segregazione fu abolita e gli ebrei furono emancipati, ma dopo la caduta della Repubblica, il papa obbligò gli ebrei a rientrare nel quartiere.

Nel 1870, con l’annessione della città al Regno d’Italia che pose fine al potere temporale dei papi, il ghetto fu definitivamente abolito e gli ebrei equiparati ai cittadini italiani. L’attuazione di un nuovo piano regolatore nel 1888 comportò la distruzione di molti dei vicoli e degli edifici del ghetto ebraico, comprese le cinque Scole. A questo punto sorse un dibattito tra chi voleva la creazione di due sinagoghe in punti diversi della città e chi sosteneva la necessità di costruire un edificio imponente proprio dove gli ebrei erano stati costretti a vivere per più di tre secoli. Vinse la seconda idea e nel 1889 venne indetto un concorso per la costruzione della nuova sinagoga e furono selezionati due progetti: successivamente venne acquistata dal Comune l’area tra il Lungotevere e via del Portico d’Ottavia e scelto il progetto dell’architetto Osvaldo Armanni e dell’ingegnere Vincenzo Costa.

La Sinagoga di Roma

Il Tempio Maggiore di Roma fu inaugurato nel 1904 alla presenza del re Vittorio Emanuele III: fu costruito in uno stile eclettico, un mix tra Art Nouveau e arte assiro-babilonese, che riprende quello delle sinagoghe di Firenze e Torino, le prime capitali d’Italia. Gli spazi per la preghiera  sono divisi per sesso, con un matroneo centrale e due laterali al livello superiore.

La cupula, di 46 metri altezza, è l’unica a Roma a base quadrata, per differenziarsi da quelle delle chiese cattoliche ed è dipinta con i colori della pace: la religione ebraica proibisce la rappresentazione di figure umane ed animali, considerata idolatria, e la cupola è decorata con le immagini di alberi-la palma da dattero e il cedro del Libano, alberi citati nella Bibbia.

Nel resto della decorazione eseguita dai pittori Bruschi e Brugnoli trionfano i colori rosso ed oro, in omaggio alla città di Roma.

L’Aron haQodesh, che domina sulla parete di fondo, è l’armadio sacro che custodisce il rotolo con il testo della Torah (rotolo che viene aperto 3 giorni alla settimana – lunedì, giovedì e sabato – e viene letto cantilenando) ed è posizionato in direzione di Gerusalemme.

Sopravvissuta ai 51 bombardamenti a cui Roma fu sottoposta (nessuno colpì il centro storico) durante la Seconda Guerra mondiale, venne requisita dai nazisti e sigillata, ma fortunatamente i rotoli sacri erano già stati messi in salvo: durante l’occupazione, rimase attiva solo una sinagoga clandestina. È l’unica sinagoga visitata da tre pontefici, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco II.

Pochi anni dopo la sua inaugurazione, venne creata dagli stessi architetti una seconda sinagoga, l’Oratorio Di Castro, per rispondere alla nuova distribuzione dei cittadini ebrei all’interno della città.

Pochi sanno che oggigiorno Roma ospita ben diciassette sinagoghe. La maggior parte sono recenti e si trovano nelle zone dove maggiore è la presenza di popolazione ebraica, come Viale Marconi e Monteverde: sono presenti sinagoghe di rito sefardita, di rito askenazita, di rito romano e quello definito tripolino, perché arrivato con le  comunità scacciate dalla Libia da Gheddafi.

Il Museo Ebraico

Al piano inferiore del Tempio grande, si trovano le sale del Museo Ebraico, che custodisce le testimonianze della presenza ebraica a Roma.

Il nuovo allestimento espositivo, inaugurato nel 2005, si snoda attraverso 7 sale che raccontano temi diversi, dalla Guardaroba dei tessuti, alla sezione che tratta la storia degli ebrei a Roma, a quella delle cerimonie e feste tradizionali fino agli ambienti dove sono in mostra le testimonianze del periodo oscuro delle leggi razziali e della persecuzione.

Matrici di ricevute della raccolta dell’oro nel settembre ’43

Il museo possiede circa 900 tessuti, in gran parte antichi e provenienti dalle cinque Scole, alcuni dei quali ancora vengono usati nelle sinagoghe della città: tra di essi, bellissime Mappot, le fasce che proteggono il rotolo della Legge e Parochot, le tende dell’Armadio Sacro, donate dalle famiglie alle loro sinagoghe d’appartenenza.

Me’ìl Fiano, 1764

Dal museo si può accedere alla Sinagoga Piccola (chiamata anche Tempio Spagnolo) che comprende oggetti ed arredi provenienti dalle distrutte cinque Scole.

Per tutte le informazioni per la visita al museo e alla sinagoga =>museoebraico.roma.it

Ph. di copertina Fczarnowski via Wikimedia Commons